Intervista a Matteo Trevisani, presenterà il suo “Libro del Sole” alla Rinascita di Ascoli

Venerdì 29 novembre, dalle ore 18 alle ore 20, Matteo Trevisani presenta la sua nuova fatica letteraria “Il Libro del Sole” alla Libreria Rinascita, con l’intervento di Simone Caltabellotta, direttore editoriale di Atlantide.

Originario di San Benedetto, vive a Roma , è redattore di Nuovi Argomenti ed editor di Edizioni Tlon.
Dopo il suo primo romanzo “Il Libro dei fulmini”, edito nel 2017, Trevisani torna in libreria e lo fa interrogando se stesso, con un quesito straordinario: può esistere la conoscenza senza l’amore?

La conoscenza, l’amore, la filosofia, sono i temi che Matteo Trevisani affronta, percorre e attraversa con grande maestria. Viaggiare dentro se stessi , accogliere la ricerca e la conoscenza senza filtri, abituarsi allo stupore della meraviglia, un amore scomparso e la ricerca del senso, della conoscenza. La protagonista, Eva, è un’astronoma, Andrea ha studiato Fisica, si perderanno e poi ritroveranno in un gioco di antichi misteri.

Abbiamo posto alcune domande all’autore, di seguito riportiamo l’intervista.

Secondo i testi biblici, la capacità umana legata alla razionalità, per concessione di Dio è quella di identificare un’entità, osservarla, analizzarla e infine nominarla.
Il pensiero di Jaspers afferma che ciò che può essere conosciuto dall’intelletto umano sono soltanto aspetti di volta in volta parziali del mondo, mai la totalità dei fenomeni e quanto mai l’essere in sé.
In un’intervista hai affermato che il Libro del Sole ti ha insegnato che scrivere non debba veicolare in maniera obbligata un messaggio. Puoi spiegarci meglio questo concetto?
“Il Libro del Sole mi ha insegnato molte cose. Non ricordo quell’intervista, ma credo che il senso fosse che finalmente il messaggio di un libro può farlo l’autore, ma quello che verrà recepito sarà assolutamente altro. Si può scrivere quello che si vuole, perché ci si dia delle regole, e questa è anche una questione gnoseologica, a pensarci. Conosciamo le cose solo all’interno di certi schemi di riferimento, schemi in cui crediamo. Nel libro dico che ci sono cose che si credono e cose che si sanno. Per tutta la vita non faremo che cambiare le prime nelle seconde e le seconde nelle prime. La scolastica, penso a Tommaso e a quel tipo di naturalismo, Jaspers e la figura del genio, ma anche il nominalismo di Roscellino: conoscere è stato il problema più grande di tutti, e come tutti i grandi problemi quello che ha smosso più intelligenze. Oggi è spaventoso provare a rileggere il dibattito, per esempio, sugli universali.
Ma il tipo di conoscenza di cui mi occupo nel libro è diversa. Può esistere una conoscenza oggettiva, inscalfibile, una sorgente inesauribile di significato? Forse a questa domanda nemmeno i filosofi possono rispondere, ma solo i mistici. Il messaggio di un libro o almeno, dei miei libri, è spesso stratificato. Pensato così all’origine, scritto così. Vari livelli di conoscenza si affastellano l’uno sull’altro, il lettore e chi lo scrive, possono decidere quando scendere. Anzi, in questo caso quanto salire.”

La domanda che ti poni, attraverso il libro, è: può esistere la conoscenza, senza l’amore? Sei arrivato a una conclusione? Jiddu Krishnamurti, filosofo apolide, sosteneva che senza amore l’acquisizione della conoscenza non fa che aumentare la confusione e condurci all’autodistruzione. Concordi con questo pensiero?

“Lo diceva anche Sant’Agostino, prima di tutti. Conosce solo chi ama. Dirlo così è facile, chi potrebbe non essere d’accordo? Se, mi sono chiesto, ma che cosa vuol dire davvero? Quanto bisogna perdere per arrivare a sentire su di sé il peso di quella responsabilità? Il Libro del Sole racconta questa perdita progressiva di tutto, questo sacrificio. Eva si rende conto che per arrivare là dove è destinata ad andare ha bisogno di perdere tutto, perfino se stessa. Prima perde le cose, poi le persone. Alla fine sarà pronta a perdere tutto quello che le rimane. Dopotutto da sempre Ananke si muove solo con un sacrificio adeguato.”

Com’è il tuo rapporto con la scrittura? È cambiato con il tempo?
“E’ cambiato perché io sono cambiato. Sono consapevole, conosco i ferri del mestiere, so delle cose che prima non sapevo, perché scrivere i libri ti insegna molto, tantissimo. Ora forse sono più distaccato, mi identifico di meno, penso alle cose, ma sono animato dallo stesso fuoco che mi animava da giovanissimo. Raccontare storie, sentirsi parte di una tradizione che ti trascende. Quel fuoco lì è il fuoco interiore dove bruciano le pietre dei filosofi, dove si crea l’oro con grande fatica”.

La tua scrittura, durante la produzione, immagina un lettore ideale? Sei legato a quello che ti succede intorno, mentre scrivi, attingi alla cultura, alla letteratura, al cinema, alle persone che incontri?
“Sempre meno. All’inizio mi immaginavo, per vanità, gli altri che leggevano le mie cose, godevo di quell’attenzione. Ma se si vuole crescere sono cose che si devono abbandonare, o cercare di abbandonare. Scrivo la mia storia, secondo le mie regole. Di solito c’è un’ossessione a guidarmi, e le ossessioni non possono essere piegate alla vanità degli altri, perché sono già abbastanza vanitose di per sé. Nei miei libri attingo da altri libri. Poco cinema, pochissimo. Ma molti saggi, molta storia, molta filosofia. La parte più bella dello scrivere un libro è il periodo di studio che c’è prima, nel mio caso sempre piuttosto lungo e intenso. Alla fine, come mi ha detto un amico scrittore che ammiro molto, un maestro, che i libri più interessanti sono quelli dove lo scrittore racconta come ha saputo ciò che sa. Credo di fare questo, anche se non me lo ero mai detto. Così Il Libro dei fulmini, è stato il figlio di molte guide archeologiche di Roma, e il Libro del Sole di molti manuali di alchimia e atlanti astronomici.”

L’Aurora boreale sembra essere la protagonista del tuo libro. Emily Dickinson scriveva: A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte, a soli pochi eletti la luce dell’aurora. Come puoi descriverla? Perché l’hai scelta come anello di congiunzione per la storia che hai scelto di raccontare?
“L’aurora boreale è un momento fondante. Ho pensato che ogni volta che un’aurora boreale colpisse Roma (è successo almeno tre volte) nascesse un alchimista, un figlio del Sole. Anche il libro che cito in esergo l’Aurora consurgens dello Pseudo Aquino, parla di questo. Rappresenta l’ingresso nella grande opera, ma è “solo” una tempesta magnetica, una danza cosmica e misteriosa che va avanti da milioni di anni.”

In una società come la nostra nella quale tanti scrivono e pochi leggono, crede che la scrittura possa ancora dare qualcosa?
“La scrittura deve dare qualcosa. La scrittura deve dare tutto e arrivare al suo fondo. Gli scrittori devono provarci. Non è vero che si legge poco, si legge diversamente, non si leggono le stesse cose di trent’anni fa, e l’editoria è cambiata molto. Ma oggi abbiamo la responsabilità di narrare quelle storie che devono essere raccontate, essere i cantori delle necessità.”

Come descriveresti il rapporto tra gli scrittori? Esistono ancora luoghi che tu sappia, che agevolino l’incontro tra artisti?
“Luoghi non so. A Roma è raro che ci si incontri in un posto preciso. Ma io ho un ottimo rapporto con gli altri scrittori, alcuni sono gli amici più preziosi che ho. La mia compagna stessa è una scrittrice. Ma mi rendo conto che molti non sono in grado, o non vogliono “fare gruppo”. Dopotutto la scrittura ti insegna a stare da solo, alla fine è al tuo computer che devi tornare.”

Come descriveresti la tua opera letteraria con tre aggettivi?
“Ne dico uno solo, che ha un valore neutro: iniziatica. Mi piace pensare che dopo la lettura del Libro del Sole le persone ne escano arricchite.”

Appuntamento da non perdere alla Libreria Rinascita di Ascoli, che sceglie sempre con minuziosa cura autori di grande livello culturale, da proporre al pubblico.”

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