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Economia

Pensione, decine di migliaia di persone possono andarci 3 anni prima: ecco chi sono i fortunati

Migliaia di persone potranno lasciare il mondo del lavoro in anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia.

Il Governo è al lavoro per capire come organizzare le pensioni. Ci sono molteplici elementi su cui discutere e conteggi delle risorse da effettuare per arrivare ad un risultato convincente.

Chi può lasciare il lavoro con 3 anni di anticipo? (Ascoli.cityrumors.it)

Mancano ancora diversi mesi alla Legge di Bilancio 2025, ma già si comincia a parlare – come ogni anno – delle possibilità novità a riguardo. Ricordiamo che gli italiani sono ancora in attesa di una Riforma come promesso da ormai immemore tempo. I lavoratori vorrebbero misure strutturali flessibili che consentano loro di lasciare il mondo del lavoro in anticipo e senza tagli eclatanti sull’assegno. Otterranno mai ciò che desiderano? La risposta più probabile è “no”.

C’è un inverno demografico da affrontare, più un invecchiamento della popolazione che mette a rischio il sistema previdenziale italiano in un futuro non troppo lontano. E, come se non bastasse, ci sono i nuovi parametri UE sul debito pubblico da rispettare. L’Italia dovrebbe far scendere il deficit dall’attuale 7,4% al 3% entro il 2026. Come fare? Tagliando gli assegni pensionistici e i bonus (la Carta Dedicata a Te probabilmente non verrà prorogata nel 2025), ma non solo.

In pensione 2 o 3 anni prima nel 2025, per chi sarà possibile?

Le pensioni anticipate di 6 o 7 anni saranno sempre più difficili da mantenere. Se l’Ape Sociale verrà con molta probabilità confermata, lo stesso non si può dire per Quota 103. Nei piani del Governo sembrerebbe esserci, infatti, un’eliminazione di tali misure per passare ad un nuovo sistema basato su contributi e un’età anagrafica compresa tra 64 e 72 anni di età.

Quali sono le previsioni sul nuovo piano per la pensione nel 2025 (Ascoli.cityrumors.it)

La promessa di Quota 41, dunque, non verrà mantenuta? Lo scivolo faceva parte del programma della Lega in campagna elettorale, ma risulta piuttosto oneroso per lo Stato. Non ci sono le risorse sufficienti anche introducendo il calcolo contributivo come unico sistema di conteggio della pensione. Teoricamente, a sfruttare Quota 41 potrebbero essere circa 100 mila lavoratori (70 mila del settore privato e 30 mila del settore pubblico). Senza penalizzazione, il costo si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro all’avvio per aumentare negli anni successivi.

Tagliando l’assegno del 20/35%, invece, Quota 41 diventerebbe più sostenibile. Bisogna vedere se i lavoratori accetteranno questa penalizzazione per poter andare in pensione 2 o 3 anni prima rispetto le previsioni. Al momento, comunque, si tratta solo di ipotesi. Come detto, le nuove variabili da considerare (principalmente l’obbligo di ridurre il debito pubblico entro il 2026) potrebbero modificare completamente il quadro generale.