Dopo DAD può manifestarsi la ‘sindrome da rientro’? I consigli della psicologa Silvia Soderini

Oggi nelle Marche bambini e ragazzi sono tornati a scuola, in presenza, dopo mesi di didattica a distanza lontani da compagni e professori.

Abbiamo chiesto alla psicologa e psicoterapeuta Silvia Soderini se potrebbe manifestarsi la ‘sindrome da rientro’ e quale ruolo assumono i genitori.

Isolamento e didattica a distanza hanno avuto un impatto significativo nella vita dei bambini e degli adolescenti, con il rientro a scuola si torna a una nuova routine e quotidianità. Potrà esserci un riscontro psicologico? Si può parlare di ‘sindrome da rientro’?

“In realtà si. Chi torna a scuola in presenza dopo un lungo periodo passato in DAD dietro ad uno schermo rischia di sperimentare una vera e propria ‘sindrome da rientro’.

Oltre a dedicare del tempo a garantire le giuste misure di sicurezza, in termini di possibilità di contagio, bisognerebbe focalizzare l’attenzione anche sullimpatto psicologico che questo ritorno a scuola avrà sui ragazzi.

Non possiamo dimenticare quanto questa pandemia abbia messo a dura prova le relazioni e cambiato il nostro modo di vivere all’interno della società.

Questo vale anche e soprattutto per i giovani che, reduci da un lungo periodo di distanziamento sociale, si troveranno a riprendere l’attività scolastica con l’obiettivo di riadattarsi ad una nuova “normalità”, molto distante da quella conosciuta e vissuta fino ad ora.

È comune che la ripresa delle attività scolastiche dopo le vacanze estive porti a sperimentare stati di stress, ansia e agitazione: a maggior ragione quest’anno che gli studenti dovranno riadattarsi ai ritmi scolastici in presenza tra tante incertezze e nuove norme da seguire.”

Quali sono le fasce più delicate?
“Direi che ad ogni età corrispondono delle difficoltà da affrontare.

Per quanto riguarda i bambini più piccoli che si trovano ad affrontare l’ingresso al nido o alla scuola dell’infanzia, sicuramente un aspetto che merita cura e attenzione è la paura del distacco dalle figure genitoriali, che può manifestarsi tramite irrequietezza, disturbi del sonno, irritabilità e maggiore ricerca di attenzioni.

Le misure di prevenzione del contagio da COVID-19 hanno modificato le modalità di ambientamento nella scuola dell’infanzia limitando, in alcuni casi, la possibilità di garantire la presenza fisica di un adulto di riferimento durante i primi giorni di scuola, fino alla sua completa presa in carico da parte degli educatori.

Un’altra fascia d’età particolarmente delicata è quella che vede coinvolti tutti gli studenti che si trovano ad effettuare un nuovo ciclo di studi e, oltre ad affrontare un nuovo ambiente, un diverso approccio allo studio e nuove materie, si troveranno ad affrontare l’imprevedibilità con cui tutto questo accadrà e a porsi numerosi punti di domanda: “Le modalità saranno le stesse per tutto l’anno?”, “ torneremo in dad?”, “Sarò in grado di prestare attenzione a tutte queste nuove regole e ad adeguare il mio metodo di studio a questi nuovi ritmi?”

Nei ragazzi più grandi che si trovano nuovamente a scuola in presenza senza il “filtro dello schermo” potrà presentarsi il timore di non farcela, di non essere in grado di ritornare alla nuova normalità.

Anche in questo caso l’ansia provata, se non riconosciuta e/o esternata, può diventare estremamente invalidante ed esprimersi tramite sintomi psicosomatici come mal di testa o disturbi gastrointestinali.”

I genitori assumono un ruolo fondamentale. In che modo possono aiutare i propri figli?
“È fondamentale che i genitori si percepiscano come parte attiva in grado di offrire un aiuto concreto ai propri figli per aiutarli a superare il possibile disagio sperimentato e favorire il ritorno ad una nuova quotidianità.

Un accorgimento utile potrebbe essere quello di aiutarli a regolarizzare il ritmo sonno-veglia: reintrodurre orari più regolari già qualche giorno prima del rientro a scuola permetterà di evitare un cambiamento troppo repentino e non generare una eccessiva fonte di stress.
Un altro strumento che hanno a disposizione i genitori è sicuramente IL DIALOGO: è essenziale aiutare i propri figli ad esternare i propri stati d’animo per poterli elaborare al meglio, ascoltare tutto ciò che hanno da dire normalizzando soprattutto i vissuti faticosi. Potrebbe essere utile condividere con i propri figli delle esperienze personali vissute per aumentare la vicinanza emotiva e far percepire loro maggior comprensione “E’ normale avere un di ansia, anche a me è successo quella volta quando….”.

Oltre ad accogliere le loro preoccupazioni e a validarle è importante aiutarli a vedere anche gli aspetti positivi di questo rientro a scuola: la possibilità di rivedere i compagni dopo tanti mesi o di conoscerne di nuovi, di condividere momenti di didattica in presenza e momenti di svago sociale che si erano persi dietro allo schermo del pc.

Infine è utile sensibilizzarli sull’importanza del rispetto delle buone norme anti COVID, tra cui lavarsi regolarmente le mani e utilizzare correttamente la mascherina, facendo però attenzione a non trasmettere loro ansie eccessive e immotivate.”

Il doposcuola potrebbe essere uno strumento ulteriore di recupero?
“Il doposcuola è sicuramente un servizio utile in grado di fornire un supporto didattico e un sostegno diretto con figure specializzate, motivando gli studenti che hanno avuto più difficoltà ad autogestirsi e a sostenere l’impegno scolastico in DAD e aiutandoli a colmare eventuali lacune e competenze.

Nell’ottica di questa ripartenza post covid, il doposcuola potrebbe esser visto anche come un’ulteriore opportunità per riappropriarsi anche di “spazi sociali” andati persi negli ultimi mesi.”

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