Ascoli, Violenza e abusi su donne e minori: una pandemia silente dentro l’Emergenza Covid

Sono passati pochi giorni dallo scorso 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, eppure sembra che una problematica così grave sia già passata in secondo piano. I fatti di cronaca che vediamo e sentiamo scorrere in televisione, in radio e sui social, quotidianamente ci mostrano che la violenza e gli abusi sulle donne nel mondo sono diventati una vera e propria piaga sociale. Sempre più di frequente i perpetratori di questa violenza diventano anche autori di reati gravi contro queste stesse donne che, nonostante le denunce e le richieste d’aiuto, spesso perdono la vita per mano del proprio partner, di un familiare o spesso di un ex fidanzato.

L’avvento della pandemia da COVID-19 ha probabilmente creato le condizioni per un aumento di tale fenomeno: infatti, molti dati confermano che nel periodo di lockdown in cui si è stati costretti a restare in casa, molte donne che già vivevano dinamiche di coppia disfunzionali, sono rimaste completamente sole nel proprio ruolo di vittime.

Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” (www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it) sostiene che “i segreti e i silenzi siano spesso funzionali agli abusi e che quindi, in tali situazioni, il comunicare e il chiedere aiuto siano azioni fondamentali. Spesso chi è vittima di abuso prova un senso di vergogna e/o impotenza e tende a rinchiudersi in sè stesso. Succede paradossalmente spesso che la vittima si senta colpevole dell’ abuso subito e che preferisca barricarsi dietro un muro di silenzio per paura del giudizio“.

THE SHADOW PANDEMIC

Le Nazioni Unite hanno definito “The shadow pandemic”, la pandemia ombra, il fenomeno dell’incremento delle violenze sessuali accentuatosi nel periodo della pandemia. Dati statistici risalenti al periodo pre-lockdown rilevavano che in media una donna su tre in tutto il mondo subiva una violenza fisica o sessuale; nel periodo successivo questa statistica ha subito modifiche esponenziali, quasi fuori controllo. Ad aggravare una problematica di per sé così delicata vi è stata la difficoltà per i servizi assistenziali di fornire aiuto e sostegno alle vittime: infatti, gli enti e i servizi gratuiti che offrono protezione alle vittime di violenza hanno denunciato una crisi dovuta alla mancanza di finanziamenti e alla riduzione del personale. Dati provenienti dal Regno Unito, per esempio, riferiscono che un buon 22% dei servizi di prima linea hanno denunciato grosse difficoltà nel sostegno efficace alle vittime di abusi.

L’epidemia da Covid-19 ha quindi probabilmente accresciuto il rischio di violenza sulle donne, da un lato perché la convivenza ed il confinamento forzati hanno aggravato situazioni di violenza preesistenti all’interno delle famiglie, dall’altro perché l’emergenza sanitaria ha drasticamente ridotto le possibilità di formulare richieste di aiuto. Spesso la difficoltà di accesso ai servizi assistenziali era legata ad una semplice mancanza di privacy: essendo costantemente a contatto col proprio maltrattante, queste donne non si sono sentite libere e al sicuro nel procedere con la richiesta di aiuto. Nel primo periodo di isolamento infatti, le chiamate alle linee di assistenza si sono ridotte di circa il 55%.

VIOLENZA ONLINE

Durante la pandemia la violenza ha preso forme diverse: la casa non è stata e tutt’ora non è l’unico luogo in cui essa si è manifestata, ma ha preso piede anche nel virtuale. In realtà non parliamo di niente di nuovo, ma con l’aumento del 70% dell’uso del web in periodo di quarantena, soprattutto col passaggio al lavoro online, alle formazioni a distanza, al puro e semplice mantenimento delle relazioni sociali quotidiane, ecc., le donne sono state oggetto di violenza sotto forma di minacce fisiche, molestie sessuali e stalking. Ciò non ha potuto fare a meno di traumatizzare le vittime, che hanno sviluppato una vera e propria paura di esporsi al mondo virtuale, attuando forme di evitamento e di chiusura al sociale. Di conseguenza, anche la possibilità di contatto online con i servizi di assistenza psicologica si è notevolmente ridotta.

“DENUNCIO O NON DENUNCIO?”

L’ambiente familiare, quando è contaminato da dinamiche tossiche di questo tipo diventa un luogo ambivalente: si vorrebbe fuggire, eppure resta il luogo in cui le vittime si sentono più al sicuro. Molte donne spesso decidono di non denunciare gli abusi subiti e questo probabilmente è dovuto a diversi fattori:

– paura delle conseguenze che si possono generare nel contesto familiare;

– paura generica;

– paura della reazione del violento;

– incertezza su quanto possa accadere dopo la denuncia.

Non é raro che le vittime tendano a ritirare la denuncia e a ritornare dal maltrattante.

COME AGIRE?

L’intervento del governo e della pubblica amministrazione diventa importante.

La conferenza delle regioni e delle province autonome ha approvato un documento (il 23 aprile 2020) che riporta una ricognizione sullo stato attuale degli interventi regionali in tema di violenza di genere, messi in atto per far fronte agli effetti dell’emergenza da Covid-19. Alcune proposte operative aventi come scopo l’intervento efficace a sostegno delle donne che chiedono aiuto in questo periodo di emergenza sanitaria sono:

– sul versante sanitario, pretendere la possibilità di eseguire il tampone sia alle donne che ai loro figli, in regime di urgenza, per poter procedere con l’eventuale inserimento in case rifugio o in altre strutture di protezione;

– sul versante giudiziario post-denuncia, promuovere e incentivare l’allontanamento dei maltrattanti dalla casa familiare e non viceversa;

– sul versante della collaborazione istituzionale occorre avere strategie comuni per costruire insieme, ciascuno per le proprie competenze, gli interventi e le risorse necessarie.

Secondo l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (UN WOMEN) i governi dovrebbero stanziare delle risorse aggiuntive per affrontare la violenza contro le donne nei piani di risposta nazionali al COVID-19. Sarebbe inoltre necessaria una buona sensibilizzazione estesa anche al settore privato, in modo tale che esso utilizzi i suoi strumenti internazionali per prevenire e rispondere alla violenza contro le donne. Sarebbe inoltre opportuno che gli enti locali e regionali si impegnino a rendere sicuri gli spazi pubblici per le donne sia in periodo di pandemia che dopo.

ABUSO SUI MINORI: UN’ALTRA PANDEMIA DA FRONTEGGIARE

L’abuso sessuale e i maltrattamenti in generale sui minori sono questioni molto discusse al giorno d’oggi e, anch’esse, richiedono una costante attenzione. Esistono diverse forme di maltrattamento minorile, di cui la violenza sessuale (in particolar modo nei contesti intrafamiliari) ne ricopre una buona parte. Vi sono inoltre maltrattamenti fisici, psicologici e le patologie delle cure ( discuria, incuria e ipercuria ).

Il 70% dei casi di maltrattamento minorile avviene in contesti intrafamiliari, perciò la condizione di chiusura e di isolamento ha aggravato tale situazione. In un ambiente in cui i bambini dovrebbero essere al sicuro da ogni pericolo esterno, spesso essi sono vittime di relazioni disfunzionali tra i genitori e tra genitori e figli.

Se per la maggioranza dei minorenni il confinamento in casa dovuto a lockdown è stato sinonimo di protezione, per molti altri, tra cui quelli con gravi forme di disabilità fisica e mentale, ha significato restare intrappolati con i propri maltrattanti.

Il mondo virtuale anche per i minori si è spesso trasformato in un luogo pericoloso: molti sono stati gli adescamenti online da parte di pedofili e sfruttatori sessuali.

Maria Giovanna Ginni, psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” dice che “nel caso di minori, soprattutto se molto piccoli d’età, subentra il senso di confusione e di incertezza legato al fatto che chi dovrebbe proteggerli inspiegabilmente fa loro del male. L’immaturità dei processi evolutivi non permette ai bambini di mentalizzare ed elaborare razionalmente quanto sta accadendo loro, per cui un maltrattamento o un abuso, specie se reiterato nel tempo, diventa parte integrante della loro quotidianità. Diventa “normalità”. Una normalità che si incista nel percorso di crescita e da origine allo sviluppo di psicopatologie quali depressione, ansia, disturbi dell’adattamento e della personalità.”

Il presidente del Comitato di Lanzarote considera urgente l’intervento dei paesi che ne fanno parte a considerare emergenza questa problematica e invita a considerare la prevenzione dello sfruttamento, degli abusi sessuali e le modalità di segnalazione sicura delle preoccupazioni, come parte integrante di tutte le misure di prevenzione e controllo del COVID-19. Egli chiede a tutti gli Stati di garantire che i bambini siano informati del loro diritto alla protezione contro la violenza e dei servizi e delle misure disponibili per raggiungere questo obiettivo.

Dal momento che con l’avvento della pandemia vi sono stati disagi e in alcuni casi anche l’interruzione dei servizi di helpline disponibili h 24, è più che mai necessario che gli Stati si assicurino di disporre di risorse umane e attrezzature adeguate per non lasciare inascoltata alcuna richiesta di aiuto. È importante che anche i genitori e i tutori che sono a contatto con i minorenni siano supportati nell’affrontare le emozioni e i loro comportamenti durante questa situazione critica; essi devono essere in grado di prevenire e rispondere agli eventuali abusi, online e non, di cui i loro figli possono esser vittime.

Fondamentale resta la comunicazione ed il mantenimento di una rete di supporto, non fare in modo che l’isolamento fisico si trasformi in un isolamento psicologico e sociale.

Al riguardo Il Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” offre un servizio, in 18 lingue, di aiuto alle vittime di violenze ed abusi.

I 241 psicologi della rete del pronto soccorso psicologico sono presenti in tutte le regioni italiane e in 14 paesi esteri (Regno Unito, Hong Kong, Messico, Russia, Argentina, Grecia, Kenya, Brasile, Romania, Giordania, Azerbaijan, India, Spagna e Svizzera).

Per contattare il servizio telefonare al n. 0622796355 o al n. 3491874670, o collegarsi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it.

 

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