Ascoli, L’enologo Attilio Pagli: “La vendemmia 2021? Poco vino ma molto buono”

«Poco vino ma buono, in alcuni casi anche ottimo» così riassume la vendemmia 2021 l’enologo Attilio Pagli, uno dei professionisti italiani più affermati, che ha contribuito alla crescita dell’enologia
moderna in Italia e all’estero. Dopo quasi quarant’anni di esperienza, segue più di 30 aziende tra l’Italia e il Sudamerica.

«Da un punto di vista meteorologico – spiega – quest’anno non è stato sicuramente uno dei più facili per lo sviluppo della vite: l’inverno è stato caratterizzato da temperature nella norma, con buoni sbalzi termici nottegiorno. Ad un inverno poco piovoso e mite ha fatto seguito una primavera altrettanto asciutta, soprattutto in centro Italia.

A causa delle condizioni meteo i viticoltori hanno dovuto affrontare grandi sfide ed un duro colpo, lo ricordiamo, c’è stato per le gelate di inizio aprile, che hanno frenato parecchio la
maturazione e la crescita dei vigneti, contribuendo a far calare notevolmente il raccolto».

Pagli riporta anche i dati elaborati dall’Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea, che attestano la produzione nazionale
di vino per la campagna 2021 a quota 44,5 milioni di ettolitri, registrando quindi un calo del 9% sui 49 milioni di ettolitri del 2020.

A soffrire maggiormente sono state le uve di Sangiovese, mentre il Vermentino e in generale le uve a bacca bianca sono state
meno colpite. Ogni vignaiolo spera sempre nell’ “ottima annata” e chissà che per alcuni non sia questa. Pagli, infatti, sottolinea che:

«È in annate come questa che si denota quando un terreno è
vocato alla viticoltura e quando no. Infatti, nelle zone “dotate” quest’anno sicuramente verranno fuori delle punte di diamante; nelle zone invece meno dotate, si avvertiranno vini sottotono con tannini duri e aggressivi».

I primi grappoli sono arrivati in alcune cantine già da qualche settimana, e la vendemmia sta ormai entrando nel vivo in ogni Regione del Belpaese. L’ultima regione che sarà visitata dall’enologo sarà la Valtellina, che inizierà a vendemmiare verso la metà di ottobre. Da lì poi direzione Sud America, per visitare e gestire i vigneti in Argentina e in Cile.

«L’uva, un frutto spontaneo della terra ma da millenni curato e trasformato dall’uomo che in sinergia con la natura, contribuisce alla composizione finale del quadro. Un fine equilibrio tra la semplicità dell’idea che rende impossibile la manipolazione e la complessità del processo di realizzazione che lascia uno stretto margine di errore». È questo il lavoro dell’enologo.

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