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“Il tartufo delle Marche non “abita” solo al nord della nostra regione e in questo settore le province di Macerata Fermo e Ascoli Piceno possono in futuro giocare un ruolo da protagoniste in termini di sviluppo turistico, culturale ed economico accanto ai rinomati territori della provincia di Pesaro Urbino”.
Così il consigliere regionale Romano Carancini è intervenuto ieri in consiglio regionale per presentare l’ordine del giorno del Partito Democratico, di cui era primo firmatario, volto ad avviare il percorso di istituzione di un secondo Centro sperimentale di tartuficoltura della Regione Marche ad Amandola presso la struttura gestita dall’Assam, che si andrà ad aggiungere a quello già esistente a Sant’Angelo in Vado. Il documento è stato poi approvato all’unanimità dall’Assemblea.
“In primo luogo – spiega Carancini – si tratta del giusto riconoscimento di una qualificata realtà che è già importante punto di riferimento per le zone sud-montane della regione in termini di raccolta, coltivazione e valorizzazione del patrimonio tartufigeno locale, ma anche di ricerca e di salvaguardia degli ecosistemi naturali. È sulla base di questa storia di impegno che ho chiesto che anche il centro di Amandola possa divenire un polo tecnico di eccellenza con funzioni di consulenza, analisi, supporto, divulgazione e sperimentazione.
“Le Marche – aggiunge Cesetti – è tra le regioni italiane con la migliore vocazione tartufigena e una politica regionale efficace deve saper valorizzare questa produzione di eccellenza proponendola come un’esperienza di qualità unica, riconoscibile, che si snoda dentro a un percorso condiviso da nord, come in maniera esemplare è avvenuto negli ultimi decenni, fino al sud nelle aree interne delle province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno che invece ora devono saper trovare gli strumenti capaci di raccontare il loro territorio nelle rispettive peculiarità e vocazioni di cui il tartufo, fin qui “nascosto” può mostrarsi in tutta la propria originalità ed eccellenza alimentare”.