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Marche, export in crescita. Occhio a messaggi ingannevoli e Nutriscore

Per il secondo trimestre consecutivo torna a sorridere la voce export dell’agroalimentare Made in Marche che supera i 323 milioni di euro di scambi nel terzo trimestre 2021, segnando un +3% rispetto al 2020 ma, soprattutto, un +8,7% rispetto a prima del Covid.

Lo fanno sapere da Coldiretti Marche alla lettura dei dati Istat sul commercio con l’estero.

Tra i settori che segnano la ripresa c’è il vino che superando quota 40 milioni fa leggermente meglio dell’anno scorso (+1%) ma si deve ancora completamente riprendere alla restrizioni Covid mondiali (quasi 5% in meno del 2019). L’andamento in crescita dei contagi e in vista di nuove misure le previsioni non sono positive per un settore fortemente legato a bar, ristoranti, alberghi ed enoteche. Bene anche l’ortofrutta lavorato e conservato che viaggia a 25 milioni di eure (+ 36,6%). Prima tra le province marchigiane nelle vendite estere si conferma Ancona con 111 milioni, seguita da Pesaro Urbino (77,7 milioni), Macerata (quasi 68 milioni), Ascoli (58 milioni) e Fermo (8,5 milioni).

“Questi dati sono il risultato delle riaperture delle attività e della ritrovata libertà di spostamento che sono seguite alla campagna vaccinale – spiegano da Coldiretti –. Il rischio è che con la ripresa della curva pandemica nei mercati di riferimento, soprattutto la Germania, si torni a chiusure del canale horeca che potrebbero invertire questo trend”. Ma il settore è alle prese anche con altre grane. Dai rincari della bolletta energetica all’atavica assenza di infrastrutture viarie la lista è lunga e non mancano veri e propri tentativi di sabotaggio ai danni dell’intera Dieta Mediterranea che arrivano dalla stessa Unione Europea. “Siamo da sempre in prima linea per aumentare la trasparenza nei confronti dei consumatori attraverso etichette chiare che indichino l’origine e la provenienza del cibo – spiega la presidente regionale di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – L’Italia si deve purtroppo guardare da tutti i tentativi di proporre banalizzazioni e omologazioni del modello agricolo italiano ed europeo come il Nutriscore, l’etichetta a semaforo che boccia ad esempio un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva mentre promuove bevande gassate diet o zero delle quali è ignota la ricetta”.