Prima eravamo in pochi a sostenerlo, ora lo stanno dicendo in tanti. Prima tutti vaticinavano che il futuro dell’uomo sul pianeta (Italia compresa, ovviamente) fosse legato inscindibilmente ad una esistenza da trascorrere nelle grandi città. La densità come destino. Ora in parecchi (e sotto ogni latitudine politica) scommettono al contrario che la ripresa post pandemia, nella nostra Nazione (e non solo) passa anche dalle zone più distanti dalle aree urbanizzate. Dalla riscoperta delle Città medie e dei borghi, dei piccoli Comuni e delle aree marginali, spesso in salita, dove biciclette e monopattini sono uno sfizio per pochi, e dove le ZTL sono naturali.
Non si tratta di assecondare logiche rivendicazioniste, ma piuttosto di creare interdipendenze e connessioni riproponendo quel rapporto “città-campagna” che dal tempo dei fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti ha connotato il “buon governo” delle cose di tutti nella tradizione italiana.
E dunque date queste premesse, oltre che sui monopattini, e bene ricordarsi quanto è salutare andare a piedi. Questo sì è per tutti. Prima ancora che la ricostruzione preveda nuovi e auspicabili afflussi turistici dall’estero, possiamo – noi italiani – ritrovare le mappe dei grandi cammini italiani. Questa settimana verrà presentato il Rapporto “Piccoli Comuni e Cammini d’Italia”, una iniziativa della Fondazione Symbola di Ermete Realacci e Fabio Renzi e della Fondazione Ifel dell’Anci. Ci sarà anche il ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.
Un’iniziativa preziosa. Un invito a riscoprire la prodigiosa varietà geografica e culturale dei piccoli Comuni grazie alla fitta rete di “cammini” che avvolge la nostra Penisola. Anche per noi italiani quando si dice “cammino” si va con la mente al più lungo, ramificato e famoso itinerario dell’Europa occidentale, quello che porta a Santiago di Compostella. Pochi sanno però che in Italia di “cammini” ce ne sono ben 44 (46 se si considera la recentissima approvazione della Via Francigena del Sud e le attività di sviluppo che si stanno svolgendo lungo la Via Appia), per una lunghezza totale di 15.400 km. Un’altra settantina di “cammini” sono ancora sotto il vaglio ministeriale, per essere inseriti nella mappa nazionale.
Gli scenari proposti dai Cammini d’Italia sono molteplici. Alcuni sono a scala regionale. Altri cammini ripercorrono i segmenti italiani delle antiche vie dei pellegrini diretti a Roma: la Via Francigena, che in Italia parte dal Valico del Gran San Bernardo (al confine con la Svizzera) attraversando 145 Comuni distribuiti lungo oltre 1000 km di percorso; o la Via Romea Germanica, che partendo dal Brennero raggiunge la capitale percorrendo 1020 km e 6 regioni. Altri ancora seguono le tracce dei numerosi santi e religiosi che hanno contribuito con la predicazione e le opere a costruire la peculiare organizzazione socio-politica del nostro Paese, fatta di identità municipali tanto plurali e diversificate tra loro, quanto unite da una trama culturale di fondo condivisa.
Tutti i cammini, dai più lunghi ai più brevi custodiscono una porzione ingente del patrimonio storico, culturale, produttivo ed enogastronomico italiano: uno dei più corti, la Via degli Dei (appena 120 km da Bologna a Firenze) attraversa 14 Comuni in cui si trovano oltre 200 beni culturali, 82226 imprese, più di 8000 associazioni e 23 tipicità DOP/IGP.
Itinerari storici, culturali, naturalistici e religiosi che nulla hanno da invidiare alla via compostellana e agli altri tracciati storici dell’Unione Europea, i cammini italiani percorrono il nostro Paese in tutti i sensi invitandoci alla riscoperta di borghi, terre e castelli, opere d’arte e testimonianze della nostra storia, cibi, consuetudini e paesaggi frutto di una interazione millenaria tra popolazioni e ambienti naturali: è qui che nasce la tradizione del saper fare italiano i cui primi depositari sono i 5498 Piccoli Comuni che costellano l’Italia.
Su un totale di 7914 Comuni italiani ben il 69,5% è formato da comunità locali di modeste dimensioni, in cui vivono quasi 10 milioni di cittadini (il 16,5% della popolazione nazionale), in cui operano il 18% circa delle unità del terzo settore e più del 17% delle industrie italiane per un totale di impiego di quasi 3 milioni di persone e che custodiscono oltre il 30% dei beni culturali italiani.
Grazie alla legge sui Piccoli Comuni (n. 158 del 6 ottobre 2017) oggi queste comunità locali possono riprogettare il proprio futuro a partire dalla valorizzazione di circuiti culturali ed enogastronomici. I Piccoli Comuni sono dei veri e propri cantieri di diversità culturale e territoriale dove l’accoglienza diventa una risorsa, la sostenibilità si tramuta in spinta alla crescita e l’identità si trasforma in competitività.
Cantieri tanto più preziosi in questa fase di ricostruzione del Paese, dove la dimensione territoriale e la rete delle comunità locali diventeranno decisive per la qualità della vita di domani, durante la fase 2, la fase 3 e tutte le successive numerazioni che ci porteranno al futuro.
Per rilanciare il Paese potrebbe essere utile rilanciare l’abitudine a camminare. I “Cammini d’Italia” potrebbero essere anche una metafora della ripresa che in queste settimane ci avviamo a costruire. Senza dimenticare che qualunque strada per la ricostruzione, per essere efficace e operativa, deve essere corale, integrata, radicata nella profondità dei territori del nostro Bel Paese.
È in primo luogo per i Piccoli Comuni che i Cammini d’Italia – questa rete di vie verdi che collega tradizioni, natura e bellezza, economia ‘umana’ e produzione agroalimentare a filiera corta, multinazionali tascabili e associazioni non profit – rappresenta una preziosa possibilità di sviluppo a misura d’uomo e di ambiente. La presentazione del Rapporto “Cammini d’Italia” di Symbola e Ifel può offrire un materiale utile per riproporre le basi anche della ripresa turistica sostenibile a impatto positivo su società e ambiente, a chilometro zero.