Spese facili in Regione, i giudici assolvono tutti

Una vicenda che aveva preso le cronache nazionali e creato parecchio scalpore anche perché in ballo c’erano partiti e politici

Spese facili (e pazze) in Regione è finalmente un cerchio che si chiude. E a favore di chi era indicato come colpevole. Si chiude uno dei capitoli più bui e al tempo stesso strani del Consiglio Regionale delle Marche. Tutti assolti e tutti a posto. Diventa così irrevocabile e insindacabile la sentenza emessa a luglio del 2023 che ha fatto terminare in un nulla di fatto il famoso processo sulle cosiddette Spese Facili del Consiglio Regionale.

La decisione
Una seduta del Consiglio Regionale delle Marche (Facebook – Ascolicityrumors.it)

 

Era diventato, all’epoca, con la prima udienza a settembre del 2016 con ben 66 indagati, un caso nazionale, anche perché di mezzo c’erano partiti e personaggi politici di spicco della Regione e non solo. Un’odissea giudiziaria che è andata avanti per anni, con accise, ritrattamenti, polemiche di ogni genere, tanto che ogni volte gli indagati si assottigliavano e restavano sempre di meno. Capire cosa è successo realmente, è un mistero, tanto sta che adesso i 38 implicati in questa situazione possono tirare un sospiro di sollievo.

“Poca verifica sulla natura delle famose spese facili…”

La sede
La sede del palazzo della Regione (Ansa Ascolicityrumors.it)

 

Tutti assolti perché il fatto non sussiste, si leggeva nella sentenza di luglio. E così sarà perché tutto adesso è stato protocollato e deciso. In ballo c’erano  ex consiglieri, tra cui personaggi noti all’interno del movimento politico regionale, ma anche capigruppo che hanno fatto parte dell’ottava e della nona legislatura. Una volta deciso il motivo insindacabile, la procura stessa, vista la situazione, ha deciso di non andare impugnare il verdetto di assoluzione assolutorio. Ed è anche per questo che la sentenza è diventata così irrevocabile. Pensare che all’inizio era la stessa procura che contestava i rimborsi che, secondo i magistrati, erano derivati da situazioni non direttamente legate all’attività istituzionale.

Pensare che nella sentenza di oltre 300 pagine, ci sono dei passaggi che fanno ancora adesso discutere, anche perché “nessuna verifica è stata mai condotta sulle ragioni delle spese richieste a rimborso e ancor più incerto rimane, in alcuni casi, anche quali spese siano state effettivamente rimborsate“. Pensare che siano stati gli stessi giudici a mettere in dubbi i mettere in dubbio i riscontri “riscontri investigativi sull’effettiva destinazione” su alcune voci legate alle spese che venivano effettuate. Una carenza che ha fatto in modo che si arrivasse ad una situazione del genere.

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