Ascoli Piceno: consiglieri di opposizione con il bavaglio, al protesta in consiglio comunale. Cosa è successo.
Una scena insolita è quella che si è presentata la sera del 18 febbraio al consiglio comunale di Ascoli Piceno, quando i consiglieri di opposizione si sono presentati in aula indossando un bavaglio. Il motivo sta in una protesta dei consiglieri stessi a tutela della libertà di stampa e dei giornalisti.
Tutto è successo alcuni giorni fa, quando uno dei consiglieri di maggioranza ha presentato una interrogazione al sindaco Marco Fioravanti sul presunto conflitto di interessi di alcuni giornalisti locali che sono anche dipendenti pubblici e che avrebbero scritto “articoli denigratori” e che danneggiano “l’immagine del Comune”.
La questione si è posta a seguito di alcuni articoli usciti sulla stampa locale che mettevano in risalto alcuni problemi e disagi a Ascoli Piceno. Articoli scritti da un giornalista, di cui non si conosce l’identità, dipendente da un ente pubblico diverso dal Comune. L’interrogazione è risultata anomala e irrituale.
L’interrogazione sul presunto conflitto di interessi tra l’essere dipendente pubblico di una amministrazione locale e allo stesso tempo svolgere anche l’attività di giornalista era stata presentata dal consigliere Emidio Premici di “Noi Ascoli”, lista civica di maggioranza che governa in città con il sindaco Fioravanti, di Fratelli d’Italia. La presentazione di questa interrogazione al sindaco è apparsa subito singolare e irrituale, poiché viene da un’esponente dello stesso schieramento politico del sindaco, che molto probabilmente era già a conoscenza degli articoli che sottolineavano i problemi in città, scritti da un giornalista che è anche dipendente di un altro ente pubblico. L’interrogazione ha suscitato forti perplessità e critiche da parte degli organi di stampa locale, che hanno espresso solidarietà al collega coinvolto, da parte dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche e da parte dei consiglieri di opposizione in Comune ad Ascoli.
La prestazione dell’interrogazione è apparsa pretestuosa ed è sembrata più un tentativo di ostacolare la libertà di informazione e di critica invece di segnalare un vero e proprio conflitto di interesse. Anche perché nella stessa interrogazione si riconosce la compatibilità tra l’essere dipendente pubblico e svolgere allo stesso tempo anche l’attività di giornalista. Mentre il presunto conflitto di interessi starebbe nell’occuparsi di “notizie di cronaca politica locale” e allo stesso tempo si accusano gli articoli di essere “denigratori” nei confronti del Comune.
Una formulazione che lo stesso Ordine dei Giornalisti delle Marche ha definito generica, sottolineando come l’interrogazione mette “in discussione la libertà di stampa e il diritto di critica, inaccettabile in democrazia, con effetti controproducenti per tutte le parti in causa“. L’Ordine ha evidenziato che “la figura di impiegato non è incompatibile con una collaborazione giornalistica, a meno che non lo impedisca l’ente di riferimento. E a meno che il giornalista non sia inquadrato come ufficio stampa, generando, solo in tal caso, un presunto conflitto d’interesse“.
L’Ordine ha anche spiegato che “l’amministrazione o la parte politica che si ritiene denigrata senza motivo, ben distinguendo però il legittimo e garantito diritto di critica, anche politica, da una paventata lesione dell’immagine dell’ente, può avvalersi di tutti i mezzi previsti dalla legge e dalle norme deontologiche per far valere la propria tesi“.
Come hanno spiegato anche altri organi di stampa locale: se un ente come il Comune si considera leso nella sua immagine da alcuni articoli di stampa, può ricorrere a strumenti come la replica, la smentita, la richiesta di rettifica e nei casi più gravi la querela per diffamazione. Ma un’interrogazione in consiglio comunale?
Da qui, la protesta dei consiglieri di opposizione, che si sono presentati nell’aula del consiglio comunale indossando un bavaglio.
Dal canto suo, il consigliere Premici ha dichiarato: “Il nostro intento non era quello di mettere il bavaglio ai giornalisti, ma di garantire il diritto alla libertà di stampa. Come può ritenersi libero un giornalista che scrive articoli sulla pubblica amministrazione quando in realtà è dipendente di un altro ente?“. Mentre il sindaco Fioravanti ha affermato che, nel rispetto della libertà di stampa, i giornalisti che sono anche dipendenti pubblici dovrebbero osservate le norme del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.