Il Governo Meloni ha recentemente approvato il Decreto sulla Riscossione. Ecco cosa cambia per la cartolarizzazione dei crediti.
Il nuovo Decreto sulla Riscossione, approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 luglio scorso, introduce significative novità per la cartolarizzazione dei crediti non recuperati. Si tratta di buone notizie per i contribuenti italiani, che avranno così maggiori tutele. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
La cartolarizzazione è un processo finanziario che trasforma crediti non liquidi, come fatture non pagate o prestiti, in strumenti finanziari facilmente scambiabili. Stiamo parlando di qualcosa particolarmente utilizzato, soprattutto dalle aziende, che, così facendo, hanno la possibilità di ottenere la liquidità necessaria immediatamente vendendo i propri crediti a terzi.
La procedura che riguarda crediti non recuperati dovrà evidentemente rispettare i limiti imposti da misure cautelari, come fermi e ipoteche, e da quelle esecutive, tra cui i pignoramenti. L’obiettivo del legislatore è rendere il sistema di recupero crediti più efficace ed efficiente. Con un decreto che mira a rendere il processo più rapido e a garantire una maggiore tutela per i contribuenti. L’intervento del Legislatore, peraltro, era già stato più volte sollecitato dalla Corte Costituzionale. Entriamo nel dettaglio.
Cosa prevede il Decreto Riscossione? Tutto quello che c’è da sapere
Secondo il nuovo decreto, la riscossione coattiva delle somme potrà avvenire anche attraverso la cessione dei crediti a soggetti privati tramite gare pubbliche. Tra gli istituti introdotti dal decreto, è da menzionare il discarico dei ruoli affidati e la successiva cartolarizzazione, per migliorare l’efficienza del sistema. I crediti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione a partire dal 1° gennaio 2025, se non riscossi entro cinque anni, saranno oggetto di discarico automatico.
Gli enti creditori potranno chiedere la riconsegna anticipata dei carichi non riscossi dopo almeno 24 mesi, a meno che non siano in corso procedure esecutive o concorsuali. Cambiano anche le modalità per contestare il ruolo o la cartella. Il nuovo decreto stabilisce che debba esserci una valida notifica e che il debitore sia informato della propria posizione fiscale.
Ecco, dunque, l’adeguamento a quanto messo nero su bianco dalla Corte Costituzionale, con la pronuncia 190 del 2023, che ha esaminato la legittimità costituzionale dell’art. 12 delle disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito. La Corte ha evidenziato che la norma riduce la tutela giurisdizionale dei contribuenti, esortando il legislatore a intervenire per migliorare il sistema di riscossione, in particolare per quanto riguarda le notifiche.
La cartolarizzazione dovrà rispettare specifiche indicazioni procedurali: i privati coinvolti devono essere iscritti in albi specifici; l’aggiudicatario della cessione sarà scelto tramite gara pubblica; le attività di recupero coattivo devono rispettare il D.P.R. 602/1973 e il R.D. 639/1910; la società incaricata della riscossione deve essere iscritta da almeno cinque anni in uno degli albi dei soggetti abilitati.