Marcucci(PD): “Ascoli unico capoluogo di provincia delle Marche senza nuovo ospedale”

“La delibera della Regione che individua il nuovo ospedale a San Benedetto del Tronto lascia tutti i cittadini esterrefatti. Lo stesso sentimento che ho avuto nel leggere la goffa difesa della scelta fatta da Castelli e Antonini (quest’ultimo per dovere di firma).”

Queste le dichiarazioni di Manuela Marcucci, Segretaria circolo sanità Partito Democratico.

“Invece di chiarire i profondi e purtroppo atroci dubbi destati nell’opinione pubblica dalla decisione della Giunta Acquaroli, le loro dichiarazioni – unite a quelle fuori tema e inopportune dei presidenti dei vari comitati – hanno solo aumentato la confusione.
Confusione che scaturisce soprattutto da decisioni incoerenti e azioni poco logiche che non possono non scaturire domande.

Ma andiamo con ordine.
Da anni e anni, Castelli, sia in veste di sindaco che di candidato alle regionali, ha ribadito la necessità di istituire l’Azienda Ospedaliera Picena in sostituzione dell’azienda San Salvatore di Pesaro. Ora che è assessore regionale invece, proprio nella delibera con cui si stabilisce di costruire l’ospedale a San Benedetto, supporta l’azienda di Pesaro, senza prevedere quella del Piceno.
Guardando l’atto firmato dall’attuale maggioranza – atto che ricordiamo vale più di ogni post sui social – in tutte le altre province i nuovi ospedali vengono realizzati nel capoluogo. Unica eccezione il Piceno, dove il nuovo ospedale viene costruito a San Benedetto e non si fa alcuna menzione sul futuro del Mazzoni di
Ascoli.
Al consigliere Antonini, che pochi mesi fa ha sostenuto una mozione per non realizzare nuovi ospedali e che oggi dichiara che si potrà realizzare l’ospedale di primo livello su due plessi, chiedo: come verranno gestiti questi mezzi ospedali?
Dove verrà collocato il reparto di Chirurgia? Nel nuovo ospedale di San Benedetto o nel vecchio di Ascoli? E Medicina? I pronto soccorso con annessa medicina d’urgenza e la rianimazione? E ancora, l’oncologia, la cardiologia l’emodinamica, l’ematologia, neurologia, fisiatria, geriatria, otorinolaringoiatra ecc, reparti che
in questi anni hanno dato lustro alle prestazioni ospedaliere della sanità picena, dove andranno? La strumentazione di ultima generazione per la diagnostica?
Non si può infatti pensare che tutte le risorse – dai macchinari, al personale, vengano duplicate a parità di fondi disponibili. Un esempio: la robotica per la chirurgia che la vecchia giunta aveva già destinato all’Area Vasta, in quale ospedale finirà?

Mentre Antonini teneva queste posizioni, Castelli e Fioravanti si sono difesi dietro a una nuova frase fatta: “maggior integrazione tra i due ospedali”. Viene difficile immaginare l’integrazione tra due strutture ospedaliere che hanno i reparti spacchettati a 40km di distanza a meno che per “integrazione” non si intenda la spola dei malati dal Mazzoni al nuovo ospedale di San Benedetto. Più che una strategia, questo progetto sembra una necessità dettata dal fatto di aver voluto rinunciare a un ospedale a metà strada tra i due, che potesse accorpare i reparti più importanti. Non può non venire il dubbio che mettere la pietra tombale sul progetto del terzo ospedale baricentrico e di eccellenza fosse un atto che avesse molto a che fare con la propaganda elettorale e poco con le necessità dei cittadini e degli operatori sanitari.
Gli stessi che oggi sono più che dubbiosi davanti ad atti ufficiali che parlano chiaro (Nuovo ospedale a San Benedetto, nulla sul Mazzoni) e risposte dei politici della destra locale molto lacunose. Già di per se questo un fatto tutto ascolano, come se dopo aver firmato un atto si debba dare ai cittadini il libretto delle buone
intenzioni per comprenderlo.

A nostro modo di vedere, nel territorio c’è bisogno di un ospedale in più, non uno in meno. Un ospedale di primo livello estremamente tecnologico e baricentro per tutti gli interventi di acuzie, lasciando ad Ascoli e San Benedetto due strutture territoriali e di prossimità, vicine ai cittadini, con reparti per emergenza, diagnostica, specialistica e residenzialità. Una scelta che molti hanno definito avveniristica e che a noi sembra solamente logica.

Il piano destra invece è, come sembra, di avere un ospedale su due plessi, lasciando nel Piceno due mezzi ospedali: non dovremo poi stupirci se dovesse continuare la fuga di professionisti qualificati dal Piceno, per trasferirsi in territori in cui la sanità non viene affrontata con partigianeria elettorale.”

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