Telefonate al Cup per esami e visite mediche: saranno gli operatori a chiamare i cittadini ma non per fissare un appuntamento.
Le liste di attesa per una visita medica specialistica, per esami diagnostici e altre prestazioni sanitarie sono infinite. Un problema che riguarda la sanità di tutte le regioni italiane, Marche incluse. Quello che hanno escogitato nelle Marche per fare fronte a questo problema, tuttavia, ha veramente dell’incredibile.
Le prenotazioni di prestazioni sanitarie vanno fatte chiamando il numero di telefono del Cup, Centro unico di prenotazione, un numero verde a cui rispondono operatori che assegnano visite, esami e interventi richiesti dagli utenti alle prime strutture sanitarie disponibili, spesso con lunghi mesi di attesa.
Per rimediare al problema delle attese, la Ast di Ascoli Piceno ha pensato bene di introdurre una novità “rivoluzionaria”: far chiamare gli utenti dagli operatori ma non per fissare nuove date più vicine per le prestazioni sanitarie richieste. Ecco per cosa.
La novità delle chiamate degli operatori del Cup ai cittadini in lista d’attesa, per visite, esami, interventi e altre prestazioni sanitarie, è stata segnalata dal sindacato Cisl. Una segnalazione che mette in evidenza tutta la problematicità della novità introdotta. Le chiamate degli operatori agli utenti in lista d’attesa, infatti, non sono per stabilire le date delle prestazioni richieste o anticipare una prestazione fissata molto avanti nel tempo, no, sono telefonate di incoraggiamento, come riporta Il Resto del Carlino: “Sarà un’attesa di pochi giorni… le garantisco che faremo il possibile“. Insomma telefonate “consolatorie” come risposta a quello che può essere definito senza ombra di dubbio un disservizio, causato da anni di tagli lineari alla sanità pubblica. Una vera e propria beffa per gli utenti.
Gli operatori del Cup come i telefonisti del servizio di customer care di una multinazionale, che deve tenersi stretta i suoi clienti. Telefonate che gli operatori sono obbligati a fare, loro malgrado. Come denuncia la Cisl. A segnalare la questione è Giorgio Cipollini, responsabile territoriale per il Piceno della Cisl Funzione Pubblica che punta il dito contro la Ast di Ascoli Piceno.
Il sindacalista lamenta che queste telefonate consolatorie servono solo “per illudere i cittadini ed evitare che gli stessi si arrabbino per i lunghi tempi da sopportare affinché ci si possa sottoporre a una prestazione sanitaria”. Inoltre, Cipollini segnala la grave scorrettezza nel nuovo servizio della Ast di Ascoli relativo alla alla “presa in carico” dell’utente per contenere gli effetti delle liste di attesa.
Il sindacalista spiega che quando “non è possibile garantire all’utente la prestazione sanitaria nei tempi previsti o addirittura a causa delle liste chiuse, se il malcapitato lo desidera, può essere inserito in una lista di ‘presa in carico’… l’operatore rilascia un modulo prestampato nel quale sono riportati i termini entro i quali l’utente dovrebbe essere richiamato per la prestazione“. Fin qui, si direbbe, nulla di eccezionale ma quello che Cipollini denuncia è che “su questo modulo sono anche riportati il nome del dipendente che effettuerà questo servizio, nonché il recapito telefonico“.
In questo modo si scarica la responsabilità sul povero operatore ma soprattutto si commette una grave violazione del Codice della privacy. “Paradossale è la circostanza che l’azienda sanitaria, in dispregio alla normativa, abbia individuato quale responsabile del procedimento un dipendente inquadrato nella categoria B (di esecutore amministrativo)”, sottolinea Cipollini.
Un sistema, poi, che finisce per scaricare le ire degli utenti sugli operatori, in caso di mancato rispetto del termine di scadenza, cosa che avviene quasi sempre. “Se aggiungiamo, poi, che questi incolpevoli operatori sono stati invitati a effettuare telefonate ‘consolatorie’ a causa del mancato rispetto degli impegni assunti da parte dell’azienda sanitaria, tutta la situazione appare ancora più grottesca anche per i risvolti che bene si possono immaginare”, continua il responsabile Cisl.
Infine, il sindacalista denuncia che l’obbligo per gli operatori di fare telefonate consolatorie agli utenti è stato imposto loro senza alcuna indicazione scritta.