In fatto di pensioni, è sempre bene tenersi aggiornati: ecco tutti i dettagli sul nuovo bonus che copre fino a cinque anni di contributi.
Raggiungere i requisiti per ottenere il trattamento pensionistico di vecchiaia non è per niente facile, a meno di aver avuto una continuità lavorativa ed un buon quantitativo, in termini di importo, di contributi versati. Ciò nonostante, in Italia vi sono diversi strumenti alternativi per ottenere pensioni anticipate, indennizzi di accompagnamento o altri trattamenti particolari.
Ed è per questo che è sempre importante tenersi aggiornati, tanto più nel passaggio da un anno al successivo: questo per verificare che cosa è stato prorogato o meno dal governo, quali sono le nuove misure messe in campo, i requisiti e i possibili vantaggi. In tale contesto, è bene parlare di un nuovo bonus, introdotto proprio nel 2024 e che persisterà anche nel 2025, che potrebbe consentire di coprire fino a cinque anni di contributi. Scopriamo di cosa si tratta.
La possibilità in questione è a tutto vantaggio dei dipendenti, ma è a carico del datore di lavoro, il quale potrà impiegarla nei loro confronti con una duplice finalità. Avrà, ad esempio, modo di riconoscere ai lavoratori un benefit, tuttavia potrebbe anche optare per andare ad agevolarne l’uscita dal mondo del lavoro allo scopo di incentivare e favorire il ricambio generazionale.
I dettagli legati a questo bonus sono stati riportati dall’Agenzia delle Entrate in un’apposita circolare, la numero 5/E, diffusa in data 7 marzo, nella quale sono presenti molti dettagli concernenti il reddito di lavoro indipendente – comprese le misure introdotte sia con l’ultima Legge di Bilancio che con il Decreto Anticipi.
E a tal proposito si parla di modifiche ai fringe benefit, rendendoli ancora più vantaggiosi per i lavoratori, ma non solo. Viene concessa al datore di lavoro la possibilità di sostenere l’onere per la pace contributiva, lo strumento che, nello specifico, consente di andare a riscattare fino a cinque anni di contributi relativamente a periodi non lavorati.
Potranno essere riscattati i periodi coperti da contribuzione obbligatoria e “interposti”, specifica l’Agenzia delle Entrate, “tra due periodi lavorati”. Restano dunque esclusi i periodi antecedenti il primo lavoro. Importante è anche essere al corrente del fatto che il riscatto sarà possibile solamente per quanto riguarda i periodi precedenti il 31 dicembre 2023, ovvero il giorno dell’entrata in vigore della legge di Bilancio. I contributi riscattati, infine, potranno essere anche non continuativi – a patto di non superare i cinque anni.