Nel panorama delle misure previdenziali, fa capolino Quota 46. Vediamo insieme come funziona e a chi si rivolge questa nuova opzione.
In materia previdenziale non è mai detta l’ultima parola e le novità del Governo Meloni non sono ancora finite. Nelle ultime ore prende piede l’ipotesi di introdurre Quota 46.
Quota 41, per ora resta nel cassetto in attesa di tempi più propizi ma, in compenso, dal cilindro salta fuori Quota 46: si potrà andare in pensione dopo aver lavorato non meno di 46 anni. Uno scherzo? No, è tutto vero. Questa è l’ultima proposta messa sul tavolo dal Governo Meloni che sembra sempre più in difficoltà quando si tratta di pensioni. I soldi non ci sono, c’è poco da discutere su questo. E per recuperare qualche miliardo di euro il pozzo più favorevole ora sono le pensioni.
L’Esecutivo, per quanto possibile, sta cercando di non penalizzare nessuno ma la coperta è troppo corta per accontentare tutti. Qualcuno, purtroppo, ci rimetterà per forza: o pensioni decurtate o continuare a timbrare il cartellino per 46 anni della propria vita. Ciò significa che chi ha iniziato a versare i contributi a 30 anni non potrà smettere di lavorare fino a 76, a meno di non accettare pesanti tagli sulla sua pensione.
Il superamento della legge Fornero sembra un traguardo sempre più lontano. E Quota 46, purtroppo, sembra un’ipotesi ancora meno favorevole della Fornero. Questa misura, però, non riguarderà tutti i lavoratori ma solo alcune categorie specifiche.
Tutto è nato dal braccio di ferro tra Governo e sindacati. Nella legge di Bilancio 2024, l’Esecutivo di Giorgia Meloni ha introdotto una novità che riguarda alcune categorie di dipendenti pubblici. Nello specifico le categorie coinvolte sono: medici e infermieri, ufficiali giudiziari, insegnanti di scuole materne e primarie parificate e dipendenti di enti locali. Per costoro, dal prossimo anno, le pensioni saranno interamente ricalcolate con il sistema contributivo puro, senza cioè tenere conto delle quote retributive. In base ai calcoli si stimano perdite anche di 1000 euro al mese.
I tagli, tuttavia, interesseranno solo i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi tra il 1981 e il 1995. I sindacati hanno chiesto insistentemente al Governo di cancellare questa misura ma Giorgia Meloni e la sua squadra non cedono, non possono cedere: con il ricalcolo delle pensioni il Governo riuscirebbe a risparmiare almeno 21 miliardi di euro. Allora il Governo ha messo sul tavolo tre deroghe per attutire il colpo. Prima deroga: nessun taglio per chi raggiungerà entro il 31 dicembre 2023 i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria o alla pensione anticipata ordinaria.
Seconda deroga: nessun taglio per chi nel corso del 2024 raggiungerà i requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria. Terza e ultima deroga riservata solo a medici e infermieri: nessun taglio per chi, raggiunti i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, continuerà a lavorare per altri 36 mesi, cioè 4 anni. Considerando che la pensione anticipata ordinaria si ottiene dopo 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne, lavorando altri 4 anni, una persona si troverebbe a dover lavorare per ben 46 anni.