Un diritto dei lavoratori istituito ormai oltre ottant’anni fa. Tuttavia, c’è qualcuno che dovrà rinunciare alla tredicesima.
La tredicesima mensilità rappresenta un elemento fondamentale della retribuzione annuale dei lavoratori dipendenti in Italia. Conosciuta anche come “gratifica natalizia”, si tratta di un pagamento aggiuntivo erogato dai datori di lavoro in occasione delle festività natalizie. Introdotto nel 1937 e successivamente codificato nel 1960, questo emolumento è diventato un obbligo di legge per diverse categorie di dipendenti. Attenzione, però, perché si fa presto a perdere i diritti acquisiti…
È importante sottolineare che il calcolo della tredicesima mensilità si basa sull’intera retribuzione lorda percepita nel corso dell’anno e concorre alla determinazione della base imponibile per il calcolo delle imposte annuali. Inoltre, all’interno dei contratti di lavoro, la retribuzione annua lorda (RAL) deve essere divisa per 13 o 14 mesi e non per 12, come erroneamente potrebbe accadere.
È fondamentale distinguere la tredicesima mensilità dalla quattordicesima, la quale è legata al raggiungimento di specifici obiettivi e non è obbligatoria per legge. La prima non è prevista per i lavoratori autonomi, gli stagisti, i collaboratori a progetto o coloro che hanno contratti di lavoro estremamente brevi o intermittenti.
Nonostante sia un diritto garantito per legge, ci sono casi in cui l’erogazione della tredicesima mensilità può essere gestita in modo flessibile. Ad esempio, l’azienda potrebbe scegliere di dilazionare il pagamento in più rate o di erogarlo in un secondo momento, pur rispettando gli obblighi previsti dalla normativa.
Tredicesima: quali lavoratori non la riceveranno
La tredicesima mensilità è un emolumento obbligatorio che viene erogato durante il periodo natalizio a tutti i lavoratori dipendenti, a prescindere dalla durata del contratto, dall’orario dell’occupazione o dal settore di impiego. Nel caso in cui il datore di lavoro non la dovesse versare nei tempi previsti, il lavoratore ha il diritto di richiederla.
Ci sono diverse modalità per farlo, tra cui il sollecito personale alle risorse umane o al consulente del lavoro, oppure il ricorso all’Ispettorato Nazionale del Lavoro o ai sindacati. In caso di mancato pagamento, è possibile anche procedere con un decreto ingiuntivo, sebbene la maggior parte delle aziende si dimostri collaborativa nel risolvere eventuali ritardi.
È importante ricordare che il diritto alla tredicesima mensilità ha una scadenza: la somma non pagata va in prescrizione dopo tre anni. In situazioni di difficoltà finanziaria, le aziende possono optare per la dilazione del pagamento, distribuendo l’importo dovuto in più rate successive. Tale accordo deve essere negoziato con trasparenza e coinvolgimento delle rappresentanze sindacali, garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori e la sostenibilità finanziaria dell’attività.
La dilazione del pagamento deve essere comunicata in modo chiaro e dettagliato ai dipendenti, mantenendo un clima di fiducia e collaborazione tra la direzione aziendale e i lavoratori. In questo modo, si cerca di proteggere la stabilità occupazionale e finanziaria dell’azienda, rispettando al contempo le esigenze e le aspettative dei dipendenti.