Il tribunale amministrativo regionale delle Marche ha emesso una sentenza che sta avendo inevitabili ripercussioni tra i cacciatori e le varie associazioni degli animalisti
Una vertenza durissima. Erano state sette le associazioni, tra animaliste e ambientaliste, che avevano impugnato la delibera della giunta regionale dello scorso 26 maggio che predisponeva i termini della stagione venatoria per la stagione in atto. Il ricorso invece chiedeva che le doppiette fossero definitivamente riposte alcune settimane prima per salvaguardare soprattutto alcune specie di volatili presenti nella regione Marche. Ieri è arrivata la sentenza del Tar regionale che ha di fatto scontentato tutti.

Domenica 21 settembre i fucili sono tornati in azione in tutte le regioni italiane per l’apertura della stagione venatoria 2025. Una partenza che aveva già discutere perchè molte regioni hanno concesso la caccia ai turdidi, alla beccaccia e a diverse specie di uccelli acquatici fino a fine gennaio, periodo che coincide con la migrazione prenuziale e che, secondo la Direttiva Uccelli dell’Unione Europea, dovrebbe essere protetto.
La stagione della caccia
La caccia è sempre stato argomento di profonde discussioni e accesi dibattiti, una passione per molti una mattanza senza senso per altri. Migliaia di cacciatori e diverse associazione che a loro volta rappresentano miglia di iscritti. E anche quest’anno, fin dall’apertura della stagione venatoria nel settembre scorso, infinite sono state le prese di posizione soprattutto da parte di alcune di queste associazioni ambientaliste e animaliste anche per le misure attualmente all’esame del Senato di modifica della legge sulla caccia interpretate come una profonda deregulation.

Un disegno di legge, presentato al Senato dalla maggioranza e sostenuto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che secondo i critici apre a una vera e propria liberalizzazione della caccia, con l’eliminazione dei termini di chiusura del 31 gennaio e 10 febbraio, riapertura degli impianti di cattura per i richiami vivi, riduzione delle aree protette e ampliamento delle zone cacciabili, oltre a maggiori poteri decisionali affidati alle regioni. Alcune di queste associazioni hanno tentato la via del tribunale regionale per cercare di stoppare la stagione.
La decisone del Tar delle Marche
Ieri è arrivata una importanza sentenza da parte del Tar delle Marche, chiamato in causa da sette associazioni ambientaliste, ossia Wwf, Lipu, Lav, Legambiente Marche, Enpa, Lac e Lupus in Fabula, sulla data di chiusura della stagione di caccia in corso. Il tribunale amministrativo regionale delle Marche ha di fatto sospeso con un’ordinanza cautelare alcune parti del calendario venatorio regionale 2025-2026 varato a maggio dalla Giunta regionale.

La sentenza ha deciso che anziché il 31, nelle Marche la caccia al tordo sassello, al tordo bottaccio, alla cesena e alla beccaccia chiuderà il 10 gennaio. “La decisione del Tar riafferma con forza che la tutela della fauna selvatica deve basarsi sulla migliore conoscenza scientifica disponibile e non su valutazioni discrezionali. Turdidi e Beccaccia sono specie sensibili nel periodo di migrazione pre-nunziale: proteggerle significa tutelare la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi” hanno affermato senza nascondere la giusta soddisfazione per la decisone presa dal tribunale le varie associazioni firmatarie del ricorso.





