Con la chiusura forzata di bar, ristoranti e agriturismi a causa dell’emergenza sanitaria e della lenta ripresa a “Fasi” l’olio extravergine di oliva marchigiano ha registrato un calo di vendite del 15%.
È la stima effettuata da Coldiretti Marche e Aprol, l’associazione degli olivicoltori marchigiani, rispetto ai danni economici generati dal Coronavirus.
A pesare sulle aziende e su oltre 13mila ettari di campi coltivati (di cui circa 2mila biologici) è stato soprattutto il blocco del canale horeca ma ora la preoccupazione maggiore riguarda il crollo dei prezzi pagati ai produttori (-44%) e la presenza nei mercati mondiali di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, pronto per arrivare sugli scaffali a prezzi stracciati. Spesa con la lente d’ingrandimento visto che nella maggioranza dei casi le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”, obbligatorie per legge in etichetta, sono riportati in caratteri minuscoli dietro la bottiglia.
“Nell’immediato vanno assicurati sostegno a fondo perduto – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – per le imprese produttrici di olio 100% tricolore per compensare la riduzione delle vendite e un aiuto integrativo per gli oli certificati Dop e Igp in giacenza, sfusi o confezionati non venduti alla data del Dpcm dell’11 marzo”.
“Per rilanciare il settore Coldiretti ha elaborato un piano salva ulivi con un pacchetto di misure straordinarie a sostegno delle imprese agricole e frantoi che operano in filiera corta, quelle oggi maggiormente a rischio, con lo sblocco immediato delle risorse già stanziate per l’ammodernamento della filiera olivicola, anche attraverso la semplificazione delle procedure” conclude la presidente Gardoni.