Studenti e docenti a scuola di teatro per imparare a riconoscere ed esprimere le proprie idee ed emozioni.
Tutte le classi, infatti, con una cadenza quasi mensile, si stanno dedicando al laboratorio
teatrale per imparare a riconoscere le proprie emozioni e a dare loro un nome, ad esprimersi, ad entrare in relazione con se stessi e con gli altri, senza paura di essere giudicati. Non solo. Nell’ambito del progetto “Mi riconosco, i racconto, mi esprimo..”, gli alunni della classe III A da oggi, mercoledì 25 gennaio avranno la possibilità di misurarsi con la messa in scena di uno spettacolo teatrale dal titolo “Canto per la libertà”, basato su testi di autori classici (quali Levi, Ungaretti, Vian, Brecht, Vittorini, Sciascia, De Luca e altri) e avente per oggetto una riflessione su tematiche importanti quali guerra, immigrazione, Shoah, apartheid.
Il lavoro teatrale, grazie alla sua indubbia forza, darà l’opportunità ai ragazzi di esprimere le loro capacità creative, spesso inespresse, all’interno di un lavoro di gruppo che richiederà impegno da parte di tutti e ascolto e sostegno dell’altro, al fine di ottenere un risultato
La storia, in genere contenuta in pagine di libri o immagini riprodotte, si farà materia viva e pulsante sulle tavole del palcoscenico e nel cuore dei ragazzi, entrando in modo potente nella loro esperienza quotidiana. Ma non solo i ragazzi più grandi avranno questa opportunità, bensì anche i loro colleghi delle classi quinte della scuola primaria di Altidona che, grazie anche al contributo dei genitori, potranno mettersi alla prova in un laboratorio teatrale che li accompagnerà negli ultimi mesi della loro esperienza formativa alla scuola primaria, fino al saluto conclusivo con la scuola che li ha cresciuti per cinque anni.
E veramente, in certe situazioni solo il teatro ha questa forza, quella di chiudere un percorso e iniziarne un altro; inoltre, grazie alla sua funzione liberatoria e socializzante, dà la possibilità ai ragazzi di essere protagonisti, permette maggiore integrazione, offre spesso l’opportunità di uscire dal disagio e contribuisce in modo importante ad ovviare alle devianze; ad esso è coniugata anche una particolare valenza di orientamento. Avvicinare gli adolescenti al teatro vuol dire stimolarne la curiosità e seguirli nella formazione di una coscienza critica.
Consapevoli di ciò, ben 36 docenti dei tre ordini di scuola (infanzia, primaria e secondaria) stanno concludendo in questi giorni, sempre con la guida del Prof. Cinì, un lungo e significativo percorso formativo intitolato “Comunicare con la voce, comunicare con il corpo”, che nel teatro trova il suo linguaggio, concentrandosi sulla comunicazione verbale (la dizione corretta e la giusta intonazione) e non verbali (la postura, la prossemica), per riuscire a trovare la giusta chiave di comunicazione per ogni alunno. Perché insegnare è un’arte difficile e bisogna trovare una chiave di accesso per ciascuno, ognuno diverso dall’altro, tutti al centro della azione educativa.
E così, in tanti si sono messi in gioco (in fondo recitare non è un gioco?) capovolgendo ruoli e convenzioni per imparare ad esprimersi ed a comunicare meglio. Con la forza dirompente del teatro, si può fare una scuola diversa, più a misura di bambino e ragazzo, più umana e inclusiva, capace di dare a tutti una voce per esprimere ed esprimersi.
Noi del Pagani ci stiamo provando. Chi vuole “giocare” con noi?