Un uomo aveva visto un prodotto che gli piaceva, l’ha acquistato tramite un account Instagram di un profilo dal nome che era tutto un programma ma poi si è rivelata una truffa violenta
Comprare un paio di scarpe dopo che le hai inseguite per un certo periodo, trovarle alla fine ad un prezzo buono ma venire a scoprire poi che si tratta di una truffa. E fin qui ce ne sono tante, ma questa, rispetto alle altre, aveva un sapore del tutto particolare e un modo strano, anche perché non solo c’è la variazione del prezzo già concordato, ma anche le minacce. E questo fa apparire questa vicenda in un modo completamente diverso e soprattutto la fa entrare direttamente nel penale. Una persona aveva notata un paio di scarpe di marca ad un prezzo conveniente, direttamente sul web e su un profilo Instagram dal nome “Grande Lusso”. Fin qui tutto normale.
Si collega sul web e sul profilo Instagram e comincia a trattare, fino a quando non trova l’accordo definitivo e le compra. E così paga su una postepay l’importo pattuito di 70 euro, ma qualche istante dopo il venditore ne ha chiesti prima 140 e poi ancora di più fino ad arrivare a 300. Viene contattato direttamente dal venditore anche perché una volta pattuito se il prezzo cambia due volte, alla fine decide di non pagare, ma la risposta che ha ricevuto non è stata piacevole: “Paga così si chiude, altrimenti se non vuoi farlo tra due giorni pagherai 100 volte di più. Qui non si scherza, ti vengono a prendere e ti massacrano se non paghi. C’è gente che gli abbiamo preso i negozi e li abbiamo fatti indebitare perché non pagavano“.
Una scusa banale, sempre la stessa, ovvero che le scarpe avevano subito una variazione di prezzo e che se non pagava avrebbe avuto dei problemi. Un modo di fare che non è proprio consono nel commercio, anche perché se c’è una variazione, chi acquista deve essere libero di cambiare idea e non acquistarle più. Appena l’insistenza è diventata minaccia, il compratore non ci ha pensato un solo istante ed è andato dalla polizia, facendo una regolare denuncia.
E così, dopo qualche tempo, con l’accusa di truffa e tentata estorsione il giudice Matteo Di Battista ha condannato una persone di nazionalità un egiziana, che ha 36 anni e residente a Milano a un 1 anno e 10 mesi di carcere.