Non ce la fanno più e vanno a protestare per le strade della città di Pesaro gli imprenditori agricoli delle Marche: “Ci stanno avvelenando”
Non ce la fanno più, promesse, parole e pochi fatti. E allora, dopo la protesta fatta a Bruxelles e anche a Roma, tanti imprenditori agricoli con trattori e non, sono arrivati a Pesaro per protestare contro quello che sta succedendo da troppo tempo. Per la prima volta, poi, alcuni di loro protestano, ma fanno anche degli esempi che fanno ben capire di cosa si sta parlando. C’è un dato che deve far riflettere e capire bene del motivo per cui gli agricoltori continuano a scendere in piazza con i trattori. Già perché produrre “un chilo di grano duro costa 45 centesimi”, ma il problema nasce quando deve, e non a caso viene usato l’obbligo, essere “venduto a 34 centesimi”. Una roba che non si può accettare e si arrabbiano.
E così tanti agricoltori sono arrivati in piazza a Pesaro a denunciare e protestare per tutto questo, e non potrebbe essere altrimenti vista la delicata situazione. Ma non sono gli unici a trovarsi in questa situazione così deprecabile. “Chiediamo risposte dalle istituzioni che dopo un mese di protesta non hanno ancora chiesto di interloquire con noi. Non stiamo protestando solo per noi, ma per tutti i consumatori. Siamo molto uniti e continueremo a far sentire la nostra voce”., dicono tanti di loro che hanno voluto spiegare direttamente alla gente del motivo per cui hanno scelto di scendere in piazza.
La protesta è vibrante e nessuno intende fare marcia indietro. Appena hanno saputo le motivazioni anche alcune persone che non sono agricoltori si sono unite alla protesta.”Oggi si produce in perdita, c’è stata una forte speculazione negli ultimi due anni. Oggi un chilo di grano tenero all’agricoltore viene pagato 0,20 centesimi al chilo mentre il pane comune viene venduto mediamente a 4 euro”.
Una manifestazione pacifica che non ha portato alcuno scontro solo tanta rabbia nei confronti di chi non trova soluzioni soprattutto con l’Europa: “Quanto al grano duro, ci viene pagato 34 centesimi e la pasta costa 2 euro al kg. I costi di produzione sono di circa 45 centesimi al kg. E’ chiaro che non possiamo resistere a lungo. Chi è che sta mangiando tutto questo? Chi è che specula? Sono costi che devono essere redistribuiti in tutta la filiera”.