Ascoli: la Chiesa di Santa Maria Intervineas è a rischio

Attenzione speciale ad Ascoli Piceno per la Chiesa di Santa Maria Intervineas, a rischio di frana. Cosa sta succedendo.

È una delle chiese più antiche e suggestive di Ascoli Piceno, le cui prime testimonianze risalgono al 996, prima dell’anno mille. L’edificio e l’attiguo campanile, realizzati in pietra bianca e giunti fino ai nostri giorni, sono del XIII secolo, in stile tardo romanico e gotico. Un gioiello che è in pericolo.

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Ascoli: la Chiesa di Santa Maria Intervineas è a rischio – Ascoli.cityrumors.it

A lanciare l’allarme è la struttura del Commissario Straordinario del Governo per la Ricostruzione del Sisma 2016 che in un comunicato segnala che la zona dove sorge la chiesa, il costone sul fiume Tronto, è a rischio idrogeologico, dunque di frana.

Per questo motivo, la chiesa è sorvegliata speciale. Il rischio idrogeologico è stato rilevato da uno studio condotto in zona. Di seguito, trovate tutti i dettagli.

Ascoli Piceno: rischio idrogeologico Chiesa di Santa Maria Intervineas

La Chiesa di Santa Maria Intervineas sorge nel centro storico di Ascoli Piceno su un costone a picco sul fiume Tronto e a pochi passi dalla centralissima piazza del Popolo, in fondo a Corso Trento e Trieste. Il campanile romanico in pietra bianca si staglia sul profilo di Ascoli, soprattutto se si guarda da est verso ovest, nella parte settentrionale del centro storico di Ascoli, da Ponte Nuovo e Porta Trufilla. Il campanile della chiesa compare in tante foto-cartolina di Ascoli.

Questo gioiello di architettura, storia e cultura purtroppo è in pericolo. Perché la zona dove sorge la chiesa è franosa, soggetta a rischio idrogeologico. Lo ha rilevato uno studio specialistico, condotto dall’Ufficio Speciale Ricostruzione – Settore Ordinanze Speciali, della struttura commissariale per la ricostruzione dopo il terremoto del 2016.

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Ascoli Piceno: rischio idrogeologico Chiesa di Santa Maria Intervineas (Foto sisma2016.gov.it) – Ascoli.cityrumors.it

Attraverso un approccio interdisciplinare, basato su indagini geofisiche, sondaggi, rilievi topografici e modellazione 3D dell’area, lo studio ha confermato la presenza di una frana da crollo-ribaltamento in stato attivo, già classificata nel PAI 10001-H3. Come riporta il comunicato del Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016.

Il movimento franoso interessa la scarpata che collega il terrazzo su cui sorge il centro storico con il sottostante alveo del fiume Tronto, circa trenta metri più in basso. Una situazione dovuta alla particolare conformazione del costone: un substrato roccioso composto da arenarie e marne, fortemente fratturato e instabile nei primi metri di profondità e reso più vulnerabile dalle infiltrazioni d’acqua sia meteoriche superficiali che provenienti da vecchi scarichi fognari ancora attivi come canali di drenaggio.

Nei decenni, la zona è stata oggetto di diversi interventi di consolidamento, con micropali, tiranti, reti metalliche, gabbionate, che oggi non sono più sufficienti a garantire una mitigazione completa del rischio crollo. Pertanto, l’area è stata classificata con “ri-edificabilità condizionata“. Questo significa che qui sarà possibile ricostruire solo gli edifici già esistenti, previa messa in sicurezza delle strutture di fondazione, mentre non potranno essere costruiti nuovi edifici.

In ogni caso, nella ricostruzione degli edifici dovranno essere messi in atto interventi mirati e accorgimenti tecnici per evitare infiltrazioni d’acqua. “La presenza di un rischio idrogeologico attivo in quest’area richiede un approccio rigoroso, fondato su conoscenza tecnica, attenzione costante e lungimiranza”, ha spiegato il Commissario alla ricostruzione, Guido Castelli.

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