Eccoli qua, i 21 Tre Bicchieri 2020 delle Marche.
Lista stilata dagli assaggi collettivi fatti con William Pregentelli, Palmiro Ciccarelli e Riccardo Rossetti tra Giugno e Luglio 2019 nei locali messi a disposizione da IMT – Istituto Marchigiano di Tutela e Consorzio Vini Piceni a cui va il mio primo ringraziamento: senza di loro ovvero senza le persone e senza gli enti di tutela, sarebbe tutto molto più complicato.
Poco più di 1000 vini diversi, oltre 210 aziende. Un’istantanea che rappresenta il punto di vista sull’argomento. Come sempre accade la lista verrà trovata da alcuni incompleta, sbagliata, sconclusionata e invece letta con maggior favore da altri. Sta nell’ordine di delle cose. E’ stato fatto comunque un buon lavoro e la lista è davvero lo specchio di quello che è uscito nel bicchiere. L’invito è sempre lo stesso: non fermatevi ai vini premiati, per capire il senso di questo lungo lavoro la Guida va letta tutta e dentro ci sono tanti ottimi spunti.
A scorrere rapidamente la lista dei Tre Bicchieri marchigiani sembra quasi che la vitivinicoltura in regione sia immobile o quasi. La solita messe di premi al Verdicchio, con Matelica abile nel riconfermare il suo valore arrivando ad averne quattro rispetto ai nove di Jesi che nella realtà è 10 volte più grande per ettari vitati. Nel sud della regione ci si divide tra le ragioni della crescente qualità del Pecorino e la storica vocazione per il Montepulciano, talora unito in blend con il Sangiovese nel dar vita al Piceno Superiore. Il Lacrima di Morro d’Alba mostra che lo storico risultato raggiunto lo scorso anno con l’exploit di Marotti Campi non è stato episodico e piazza una convincente riconferma. Purtroppo nessun acuto giunge dal maceratese (con l’esclusione delle aree dove si coltiva il verdicchio, beninteso) e dal pesarese.
In realtà la situazione è molto più liquida di quel che possa apparire. A un occhio attento
non sfuggirà intanto il fatto di trovar nomi mai premiati prima come Fattoria Nannì, Pantaleone, Tenuta dell’Ugolino e Vignamato. Altri, come Valter “Roccia” Mattoni e Montecappone, tornano nell’albo d’oro dopo diversi anni di assenza. Collestefano, Bucci, Dianetti, Bisci e Belisario riassaporano il sapore del successo dopo una breve sosta. Ciò è un evidente sintomo che i valori tra le diverse aziende si sono livellati verso l’alto e che è sempre più difficile valutare e discernere. Talora le differenze sono minime.
Ecco quindi l’invito a sfogliare e legger con attenzione le pagine che seguono: accanto al passo regolare di Andrea Felici, Borgo Paglianetto, Le Caniette, Tenuta Santori, Tenuta Spinelli, Tenute San Sisto – Fazi Battaglia, Umani Ronchi e Velenosi troverete diverse realtà interessanti, in grado di offrire squisiti vini di territorio. Insomma, non fatevi sfuggire i vini che noi contrassegniamo con il simbolo dei due bicchieri rossi e scoprirete che molte aree lontano dei riflettori stanno crescendo a buon ritmo, spesso grazie a investimenti oculati, buone idee e tanta passione. Ci piace dunque citare le buone vibrazioni emanate dal Colli Maceratesi Ribona, dal Bianchello del Metauro, la squisita bontà dei Bordò piceni, l’eleganza del Montepulciano prodotto ai piedi del Monte Conero da uve avvezze a respirare l’alito salmastro dell’Adriatico.