L’esproprio di Putin di Ariston diventa un caso internazionale

L’azienda marchigiani che ha il marchio e la sede a Fabriano è rimasta scioccata da quanto è accaduto, ma l’Ue sta intervenendo

Un fatto senza precedenti. E che lascia senza parole e, allo stato attuale, senza che ci possano essere delle situazioni per cui si possa reagire e fare qualcosa. Ma la nazionalizzazione in poco meno di ventiquattrore da parte di Putin degli impianti dell’italiana Ariston in Russia non è solo illegittima, ma, secondo il governo italiano e soprattutto l’Unione Europea, è anche un clamoroso ricatto. E tutto questo dopo la decisione da parte del Cremlino di “sequestrare” ed “espropriare” di fatto gli impianti del gruppo Merloni, uno dei quali con la sede principale e Fabriano. Ora si stanno muovendo l’Italia ma soprattutto l’Unione europea, sollecitata proprio dal governo italiano che non può restare inerme davanti a un simile atteggiamento.

Il Capo
Il presidente della Russia Vladimir Putin (Ansa ascolicityrumors.it)

 

Dietro la mossa dei russi c’è non solo una ritorsione, ma anche pressione per quello che la stessa Europa sta facendo da due anni con le sanzioni sulla stessa Russia. E il comunicato da parte della Ue è durissimo: “La Russia continua ad adottare misure contro le imprese dell’Ue che operano nel Paese. Una società russa, parte del gruppo Gazprom, ha ora posto sotto “gestione esterna temporanea” le filiali di società italiane e tedesche. Queste misure, che prendono di mira attività economiche legittime, sono l’ennesima prova del disprezzo della Russia per il diritto e le regole internazionali. La Russia si conferma un attore imprevedibile anche in campo economico”.

Tajani pressa e l’azienda è scioccata: “Non ne sapevamo nulla”

La sede
La sede dell’Ariston a Fabriano (Facebook ascolicityrumors.it)

 

Da parte di Bruxelles c’è la risposta più ferma, tanto che chiede la “revoca immediata del provvedimento che riguarda anche la tedesca Bosch, non solo l’Ariston. Appema è diventata ufficiale questa situazione legata alla nazionalizzazione, il ministro italiano degli Esteri, Antonio Tajani, si è subito attivato per chiedere spiegazioni e ha immediatamente convocato l’ambasciatore di Mosca nel nostro Paese alla Farnesina. Insomma, sta diventando un caso di Stato, e anche abbastanza grosso.

Tramite la decisione del Cremlino, con tanto di decreto d’urgenza, le filiali di Ariston (che produce scaldabagni nei pressi di San Pietroburgo) e Bosch sono passate sotto il controllo statale di Gazprom. Non sono certo i primi provvedimenti di questi genere e non saranno gli ultimi, ma una nazione e un’azienda che ha dei proprio lavoratori e dei macchinari  non può restare inerme a subire un simile trattamento. “Non sapevamo nulla di tutto quello che sta succedendo, non abbiamo avuto alcuna comunicazione“, dice una nota ufficiale del gruppo Ariston che a questo punto aspetta gli eventi.

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