Le indagini della Finanza sono iniziate dopo la denuncia di uno degli eredi che non poteva credere che avesse lasciato tutto all’amministratore di sostegno. Così infatti non era
Una storia infima e piena di buchi che avrebbero fatto insospettire anche un fanciullo appena venuto al mondo. Eppure pensava di farla franca, invece, prima la denuncia di un parente e poi la Finanza del Comando Provinciale di Fermo ha fatto il resto, andando a certificare la truffa, il raggiro e soprattutto il falso. Ma andiamo con ordine, anche perché, per provarlo, ci sono voluti mesi e mesi, ma la verità era nell’aria e, per dimostrarla, ci volevano le prove. Si tratta di un sistema fraudolento che è stato messo in atto dall’amministratore di sostegno che aveva in cura una persona a cui badava e che, quando è morta, invece di lasciare i suoi averi ai figli, li ha lasciati tutti a lui. E nulla ai legittimi eredi del defunto.
E così, di santa pazienza, perché, nonostante potesse essere abbastanza semplice capire cosa potesse essere successo, bisognava provarlo e questo non è stato semplice se non dopo accurate indagini, nel dettaglio in tutto e per tutto, anche perché quando si deve provare e certificare che una firma sia falsa bisogna espletare alcune situazioni non proprio semplici. Non solo. Bisognava anche andare a recuperare i soldi che, nel giro di qualche settimana dalla morte dell’assistito e dell’esecuzione del testamento, sono stati investiti in pochissimo tempo.
La Finanza si è messa ad investire e ad effettuare delle indagini a livelli capillare, talmente fatte bene che hanno dato la possibilità di accertare, con puntuali perizie grafologiche-calligrafiche, la falsità dei testamenti pubblicati a seguito della morte dell’assistito. Già perché l’amministratore di sostegno aveva fatto in modo di firmare sovrapponendo, e questa la tesi della Finanza, i documenti con la firma del parente che è scomparso, ripassandoci sopra. Sembrava la sua firma anzi, ad occhi disattenti lo era a tutti gli effetti, ma grazie alla denuncia fatta alla Finanza si è appurato che la firma, la grafia soprattutto era dell’amministratore, che poi anche lui era un parente, il cugino del defunto.
Il parente che aveva problemi era stato sottoposto ad amministrazione di sostegno a causa del suo stato vegetativo e, quindi, dell’incapacità di intendere e di volere. Il problema, dettato anche dal suo stato, è che erano stati pubblicati due testamenti a cura dell’amministratore di sostegno. Praticamente in questi nuovi testi si diceva che lo stesso amministratore di sostegno sarebbe diventato erede universale, mentre con il secondo testamento attribuiva tutto alla moglie dell’amministratore, che aveva ereditato una polizza vita. Insomma, l’ingordigia e la poca intelligenza ha fatto il resto.