All’ennesima aggressione verbale e minacciosa che ha avuto al pronto soccorso, un famigliare si è messo in mezzo
Aggredita, minacciata e intimorita, a tal punto da avere problemi a interfacciarsi con le persone. Ennesima situazione borderline al pronto soccorso, ma stavolta c’è una novità imprevista. Mai accaduta prima.
Già perché stavolta, dopo l’ennesimo episodio di minaccia al pronto soccorso, non è il primo e non sarà l’ultimo, ad intervenire è un soggetto esterno, una di quelle parti che mai si era affacciata nella lunga lista delle aggressioni che ricevono quotidianamente i medici e gli infermieri, ovvero il famigliare della persona minacciata.
Tutto è successo prima al pronto soccorso di Senigallia, dove un’infermiera era stata fatto oggetto di minaccia e intimidazioni da parte di una famigliare di un paziente. La cosa sembrava fosse finita lì, ma dopo qualche giorno, questa persona aveva cominciato a ricevere telefonate anonime e intimidatorie, talmente pesanti che è stato costretto a sporgere denuncia alle forze dell’ordine.
Così, dopo aver discusso con una infermiera, al triage del pronto soccorso dell’ospedale cittadino, passato qualche giorno ha cominciato a ricevere chiamate e telefonate del calibro: “Vengo a casa tua e ti faccio fare una finaccia, come ti sei permesso di insultare mia sorella?“. Lì per lì non capiva, ma appena fatta la denuncia e risalito al numero telefonico ha capito tutto.
L’anonimo a chiamare e a minacciare la persona che aveva fatto la denuncia, era il fratello dell’infermiera che ha cercato di pfarsi giustizia da solo dopo che la sorella era stata minacciata da questa persona davanti a tutti al Pronto Soccorso e la sorella era rimasta scossa da questo episodio, ecco il motivo che ha indotto il fratello a minacciare a sua volta.
Si tratta di un uomo di 37 anni che adesso è finito sotto processo per “esercizio arbitrario delle proprie ragioni” e ora dovrà spiegare davanti al giudice Pietro Renna quello che è successo e quello che aveva intenzione di fare. Era arrivato un decreto penale per questa persona, ma si opposto col suo avvocato andando direttamente al dibattimento. La persona si era molto impaurita perché, sostengono i testimoni che hanno parlato al dibattimento perché “preoccupata quella sera perché aveva ricevuto minacce telefoniche“.
Tre sarebbero state le chiamate, attorno alle 20, al suo numero di cellulare. La terza è stata registrata e prodotta dalla parte civile. Verrà ascoltata nella prossima udienza, il 15 novembre, insieme alla parte offesa.