Castignano: per il femminicidio di Emanuela Massicci, contasti al marito Massimo Malavolta reati gravissimi. Le ultime informazioni.
Si sono concluse le indagini sul femminicidio di Emanuela Massicci, 45 anni, la mamma di due bambini uccisa a forza di percosse violente dal marito Massimo Malavolta, 49 anni, nella notte tra il 18 e il 19 dicembre scorsi, a pochi giorni dal Natale, nella loro casa a Ripaberarda di Castignano, nell’ascolano.

La Procura di Ascoli Piceno ha notificato a Malavolta l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Le accuse a suo carico sono gravissime.
L’uomo era stato arrestato subito dopo l’accaduto. Dopo un ricovero in ospedale è stato portato nel carcere di Marino del Tronto, dove si trova ancora ristretto in custodia cautelare. Ecco quali sono i reati di cui è chiamato a rispondere in tribunale.
Femminicidio di Emanuela Massicci: il marito accusato di tortura
Massimo Malavolta, marito di Emanuela Massicci, e padre di due figli di 11 e 12 anni, è accusato di aver ucciso la moglie la notte tra il 18 e il 19 dicembre 2024, dopo averla selvaggiamente percossa. Era stato l’uomo stesso a chiamare i soccorsi, dopo aver picchiato a sangue la moglie in camera da letto.
Malavolta aveva telefonato ai genitori, avvertendoli che Emanuela non respirava più. A loro volta i genitori avevano allertato il 118. Giunti sul posto, i sanitari avevano dovuto allertare i carabinieri perché l’uomo si era chiuso in camera con la moglie, che ormai non respirava più. Una volta entrati nella stanza i soccorritori potevano soltanto accertare la morte della donna.

Con la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini, Malavolta è accusato di omicidio pluriaggravato, tortura, maltrattamenti e lesioni plurime aggravate. Una sequela di reati gravissimi che restituiscono bene l’efferatezza del femminicidio, se mai ce ne fosse bisogno. Emanuela è stata uccisa con inaudita crudeltà dal marito, durante una notte di orrore e percosse, mentre i figli della coppia dormivano nella stanza accanto.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ascoli, con il sostegno della sezione di polizia giudiziaria della Procura e del Reparto analisi criminologiche del Ris dei carabinieri di Roma. Gli investigatori hanno ricostruito un contesto familiare segnato da violenze domestiche e crudeltà.
Sulla base delle indagini, i maltrattamenti di Massimo Malavolta nei confronti della moglie Emanuela Massicci sarebbero iniziati quasi un anno prima del femminicidio, tra gennaio e febbraio 2024. Un lungo periodo di violenze, sia fisiche sia verbali, sopraffazioni e aggressioni, spesso compiute per futili motivi e anche in presenza dei figli. A caratterizzare le violenze dell’uomo nei confronti della moglie sarebbe stata una particolare crudeltà.
Emanuela era stata ridotta a uno stato di sottomissione da parte del marito, incapace di difendersi e con rapporti ridotti al minimo con amici e colleghi. Alla donna era stato sottratto il Bancomat, vietato l’uso del cellulare e limitate le comunicazioni con i figli.
Gli esami sul corpo della donna hanno rilevato numerosi traumi e lesioni in ogni parte: volto, testa, torace, arti, addome, zone intime. Le lesioni sarebbero state causate da armi da taglio e inflitte in modo reiterato e crudele. Violenze di ogni tipo e raccapriccianti che sono andate avanti per circa un anno, aggravandosi nei dieci giorni prima dell’uccisione della donna.
In questo periodo, Emanuela Massicci è stata completamente privata dal marito della libertà e della dignità personale, ridotta in isolamento e in un crescendo di violenze fisiche e psicologiche, sevizie e privazioni.
Sono stati condotti anche accertamenti medico-legali e un incidente probatorio, al termine del quale è stata valutata la capacità di intendere e volere dell’indagato. Lo scorso giugno, Malavolta era stato dichiarato capace di intendere di volere, all’esito della perizia psichiatrica. Ora avrà 20 giorni di tempo per depositare, tramite il suo avvocato, eventuali memorie difensive o chiedere ulteriori atti istruttori.