Non si placa lo sgomento per quanto si sta trovando all’interno di alcune aziende. Le perquisizioni a Fattorie Marchigiane da parte dei Nas ha permesso di trovare alcune anomalie
Più si scava, più si trova “letame”. Almeno questa è la sensazione che sta provando la Procura di Pesaro che ha avviato l’inchiesta sulla Trevalli Cooperlat, una delle aziende più famose della Regione Marche per quanto riguarda la produzione di latte e formaggi. Azienda che serve tanti esercizi commerciali e che tante persone conoscono e usano, almeno fino a qualche giorno fa. La società si difende e invia note di rassicurazione, ma i carabinieri vanno avanti e sembrano tutt’altro che rassicurati. Non solo. La procura fa anche sapere che sarebbero nove gli indagati che gli inquirenti ritengono coinvolti in quella che sembra una vera e propria frode in commercio, anche perché per recuperare il latte che era andato a male veniva alterato con l’utilizzo della soda caustica per ridurne l’acidità.
I nomi sono usciti sono nove al momento e tutti sarebbero stati raggiunti da un’informazione di garanzia e si tratta di Francesco Caverni, tecnico di laboratorio dell’Amap (Agenzia Marche Agricoltura e Pesca), Gianluigi Draghi, presidente del consiglio di amministrazione di Fattorie Marchigiane, Nicolas Capomasi, addetto alla produzione, Samuele Girolomoni, addetto alla produzione, Frediano Luconi, coordinatore dei siti di produzione, Roberto Manna, responsabile di laboratorio, Giuseppe Nucci, consulente aziendale esterno, Bernardo Pittalis, direttore di produzione e Diego Zanchetti, addetto all’inserimento nei sistemi gestionali e al prelievo a campione del latte.
Nell’operazione del latte alterato sono impiegati 50 carabinieri
L’informazione di garanzia ha reso noto a queste persone che sono accusati di reati di adulterazione del prodotto ma anche frode in commercio. E tutto è dovuto all’operazione che stanno portando avanti da giorni i carabinieri nello stabilimento di Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro. Dalla Procura di Pesaro, e non solo, sono stati impiegati oltre 50 tra carabinieri dei Nas di Ancona, ispettori del Ministero, consulenti Arpam e Ast. Ogni locale dell’azienda è stato passato al setaccio, controllato più volte ed esaminato con analisi accurate. E qualche anonalia è stata riscontrata.
Sono stati perquisiti anche i laboratori, i locali di stoccaggio e sono stati prelevati naturalmente i campioni di ogni prodotto della Trevalli Cooperlat. Un’operazione che è scattata grazie alla denuncia di alcuni ex dipendenti per la reazione al loro licenziamento e una delle motivazioni sarebbe stata quella di essere stati accusati di non voler praticare questo tipo di soluzioni. Ora si vedrà come andrà a finire questa brutta storia.