Con l’aumentare dei casi di PSA, cresce la paura anche in Italia per la peste suina africana: capiamo meglio com’è la situazione analizzando il parere degli esperti.
Dopo il Covid-19 parole come malattia virale, contagi e contenimento spaventano non poco le persone di tutto il mondo. Economicamente parlando in tutto il globo si stanno ancora ammortizzando i colpi della pandemia da coronovirus, mentre dal lato emotivo ci vorranno ancora parecchi anni per guardare a quel periodo con distacco.
L’aumento dei casi e l’ampia diffusione mediatica sul tema della peste suina africana ha riacceso in molti il timore di trovarsi nuovamente coinvolti in una pandemia di dimensioni mondiali. Capiamo dunque di cosa si tratta e quali sono i reali rischi per l’uomo.
La peste suina africana è una malattia virale altamente contagiosa, questa colpisce suini domestici e selvatici, causando in molti casi la morte dell’animale effetto. Negli ultimi mesi sono cresciuti i casi di PSA in Italia, tanto che sono state prese delle misure per contenere il virus, evitando così che questo si propaghi ulteriormente, con conseguenze devastati per l’economia agricola.
È bene sottolineare che la PSA non rientra tra le zoonosi, dunque non può essere trasmessa dall’animale infetto all’uomo. Dunque non esiste alcun rischio per la salute umana legato al consumo di carne suina, anche se proveniente da un animale infetto: purché la carne sia adeguatamente cotta.
Tuttavia ciò non significa che la peste suina africana non abbia ripercussioni di qualche genere sull’uomo. La facilità con cui il virus può diffondersi tra i suini è infatti una seria minaccia per l’industria suinicola. Le misure di contenimento di cui accennavamo prima sono estremamente severe, e includono l’abbattimento degli animali infetti e il blocco della movimentazione di carni e prodotti suini provenienti dalle zone colpite. Basti pensare che in Italia secondo Wired sono state registrate perdite tra i 20 e i 30 milioni di euro al mese per via del calo di esportazione della carne suina.
Inoltre il virus pur non attaccando l’uomo può renderlo un agente di trasmissione: la PSA ha un’estrema resistenza e sopravvive a lungo nell’ambiente e su superfici contaminate. Dunque oggetti come i veicoli, gli abiti, le attrezzature agricolo possono potenzialmente diventare veicoli di trasmissione. Per prevenire la diffusione della malattia è dunque necessario adottare misure igieniche meticolose per contaminare la diffusione di questa malattia, classificata dall’OMS nelle malattie di Categoria A. Queste sono malattie che richiedono l’adozione immediata di misure di eradicazione.