Per i giudici che hanno deciso sul caso, il fatto non sussiste. Per un padre è stata la fine di un incubo
Una di quelle situazioni non facili da gestire. Una figlia che accusa il padre di essersi comportato in modo non consono anzi da orco cattivo. Per un genitore l’accusa più infamante che ci possa essere, lui si è sempre dichiarato innocente ed era a pezzi per questa cosa. Un vero e proprio incubo che è durato un anno e mezzo, ma per lui è sembrato essere a tempo indeterminato. Accuse gravi, una situazione famigliare davvero precaria e drammatica con litigi continui con la moglie, anche perché si stava separando e la situazione in casa non era proprio semplice.
E pare che tutto questo sia accaduto proprio durante questa complicata situazione. Dietro c’era anche la denuncia della moglie e la situazione difficile della figlia. Una brutta situazione che è andata avanti per un anno e mezzo, tanto il tempo che era passato tra la denuncia della moglie per maltrattamenti e abusi sulla figlia, ma il verdetto da parte dei giudici è arrivato e il collegio penale presieduto dal giudice Carlo Cimini ha assolto questo imprenditore pugliese di 50 anni proprio perché, a loro dire, il fatto non sussiste.
Davvero una storia brutta e complicata. I fatti risalgono a quando la bambina aveva 11 anni e pare che nello stesso periodo, l’uomo avesse minacciato di morte la compagna. Quando era cominciato il processo, non sembravano mettersi bene le cose, anche perché il pm Dicuonzo aveva chiesto una condanna a 4 anni, ma per il giudice le cose erano in maniera differente.
Tutto è cominciato con quel “papà mi toccava“. A dirlo era stata proprio la figlia in un’audizione protetta. Lì per lì, soprattutto per la mamma fu uno choc, tanto che la confessione l’aveva fatta direttamente alla madre che non ci aveva visto più e l’ha denunciato. La bambina aveva 14 anni raccontò e pensò che forse quegli abbracci che il padre le riservava mettendosi nel suo letto non erano gesti di un padre dolce, ma qualcosa di diverso. Ma le cose sarebbero diverse, tanto che il giudice Cimini alla fine ha deciso di assolvere l’uomo e il papà perché “il fatto non sussiste”, soprattutto per quel che riguarda l’accusa di violenza sessuale.