La triste e drammatica storia di un’azienda agricola che dietro a false promesse sfruttavano il lavoro di poveri migranti: tutti a processo
Una storia vecchia, che si ripete ogni volta e in ogni zona d’Italia. Dal Nord al Sud senza esclusioni di colpi. Ma stavolta è in piena regione Marche, ad Ascoli dove un’azienda agricola sfruttava dei poveri migranti che lavoravano in nero e rendendoli schiavi.
Una vicenda orrenda, con povere persone che cercavano lavoro e una speranza, ma venivano raggirati e sfruttati. Dei migranti, di nazionalità pakistana, sono stati truffati nel vero senso della parola con la promessa che non veniva mantenuta e nel frattempo lavoravano in nero e senza alcuna retribuzione e a pochi soldi.
Un imprenditore che gestisce un’azienda agricola e un pakistano che lavorava per lui, praticamente si facevano consegnare soldi da cittadini stranieri con la falsa promessa di fargli ottenere il permesso di soggiorno nel territorio italiano. Una cosa impossibile. E a causa di questa storia sono finiti nei guai un imprenditore di 35 anni di Offida e un 40enne pakistano. Per loro due c’è un processo che è appena cominciato.
Tutto accadeva nella zona della vallata del Tronto dove c’è una delle tante aziende agricole che, per mandare avanti le cose, dava lavoro ai migranti, ma sfruttandoli e garantendo loro il permesso di soggiorno. Al centro della storia non c’è tanto e solo l’imprenditore anzi, per la verità, uno dei maggiori responsabili di questo raggiro è un cittadino del Pakistan di 40 anni.
Il pakistano imputato cercava di far lavorare i suoi connazionali, ma alla fine procacciava persone per l’azienda agricola che venivano pagate sottocosto e con promesse impossibili da mantenere. Persone che arrivavano in Italia col sogno di poter essere in un paese libero, di avere un lavoro e tentare di cambiare vita. Invece dall’inferno sono finiti in un altro inferno, forse questo ancora peggiore perché perdevano tutti i soldi.
Il quadro che sta emergendo è davvero indegno e poco edificante per una persona che si considera tale. “Venite a lavorare dove lavoro io, così avrete facilmente il permesso di soggiorno che vi permetterà di vivere tranquillamente in Italia” la promessa che faceva il pakistano ai suoi connazionali, ma era una bufala.
Il pakistano faceva favori ai suoi connazionali, ma questi favori venivano a costare 1000 euro ciascuno, in cambio trovavano un lavoro e la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno. I 1000 euro erano così suddivisi: 500 euro per l’F24 che occorreva pagare per il contributo forfettario mentre gli altri 500 euro per spese varie, questa era la giustificazione.
Ma passati mesi non succedeva nulla e sono cominciati i problemi e le varie testimonianze che hanno portato l’azienda agricola nei guai, anche perché con questo sistema rendevano schiavi queste povere persone che volevano solo avere un lavoro e una speranza.