Molti contribuenti stanno ricevendo un sms dall’INPS in cui si legge che l’Assegno Unico è decaduto. Come agire per non perdere soldi.
Un avviso sta destando preoccupazione tra le famiglie italiane. La possibilità di non ricevere più mensilmente l’Assegno Unico Universale spaventa. Cosa sta succedendo e come rimediare alla decadenza?
Quando arrivano sms da parte dell’INPS i contribuenti vanno in confusione. In primo luogo devono capire se il messaggio è reale oppure se si tratta di un tentativo di smishing. Le truffe, infatti, sono numerose e possono svuotare il conto in banca. I cyber criminali si ingegnano per trovare sempre nuovi modi per raggirare ignare vittime e le abilità informatiche permettono loro di inviare sms o email che sembrano realmente provenire da istituti di credito, dall’Agenzia delle Entrate o dall’INPS.
I cittadini essendo a conoscenza del gran numero di frodi che circolano online potrebbero inizialmente non credere all’sms che avvisa della decadenza dall’Assegno Unico, la misura erogata alle famiglie con figli a carico. Eppure in questo caso non si tratta di una truffa. L’indicazione viene proprio dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ma è destinata a specifici beneficiari dell’AU.
Chi sono i destinatari dell’sms INPS sulla decadenza dall’Assegno Unico
L’INPS ha chiarito che la missiva fa riferimento alla decadenza relativa alle domande inviate dai percettori del vecchio Reddito di Cittadinanza, sussidio non più attivo essendo stato sostituito dall’Assegno di Inclusione e dal Supporto per la Formazione e il Lavoro. Quando l’ente della previdenza avvisa che una misura è decaduta significa che la richiesta inviata non ha validità. Il messaggio ricevuto da tante famiglie avvisa di una decadenza risalente al 2023 quando la domanda di Assegno Unico non doveva essere presentata dai percettori di RdC perché il beneficio veniva erogato automaticamente.
Sottolineiamo, dunque, come i cittadini che hanno ricevuto il messaggio non debbano preoccuparsi perché la comunicazione non riguarda la domanda presentata nel 2024 che risulta accolta dall’INPS. Nel 2023 i percettori di RdC non dovevano inviare la richiesta – da qui la decadenza – mentre nel 2024 i percettori di AdI devono procedere con l’inoltro della domanda per ricevere l’Assegno Unico. Ma ci sono altri casi in cui la decadenza, invece, è reale. Per esempio se viene meno anche uno solo dei requisiti richiesti per ottenere l’agevolazione (cittadinanza italiana, pagamento dell’imposta sul reddito in Italia, residenza in Italia) oppure se il figlio compie 18 anni e non si comunica l’evento all’INPS o non soddisfa le condizioni per continuare a ricevere la somma. Infine, l’AU decade al compimento dei 22 anni del figlio a meno che non sia disabile.