Continuano i “tempi duri” per i dipendenti statali vicini alla pensione che chiedono l’anticipo del TFR-TFS: ecco cosa sta succedendo.
Aumentano i tassi e così aumentano anche i costi per ottenere l’anticipo del TFR e del TFS (ovvero del Trattamento di Fine Rapporto e del Trattamento di Fine Servizio), tanto per questi ultimi mesi dell’anno in corso 2023 quanto per buona parte del 2024, almeno stando alle previsioni. Gli ultimi dati, infatti, parlano chiaro: se da un lato il tasso d’interesse sui prestiti a lungo termine ha superato ad Ottobre il 5%, dall’altro gli interessi applicati sull’anticipo del TFS hanno raggiunto livelli record.
Ed è stata proprio Banca d’Italia a darne conferma: nell’ultimo bollettino, infatti, ha reso noto che il rendistato generale è passato dal 4,1% di Settembre al 4,4% di Ottobre. E non solo: per le categorie oltre i 12 anni e 7 mesi, dal 4,2% è arrivato a superare il 5%. Il che, tradotto in liquidità corrente ed applicato agli anticipi del TFR e del TFS, corrisponde a migliaia di Euro in più da dover corrispondere.
Un problema che, come confermato di recente da una sentenza della Corte di Cassazione, non si porrebbe se le liquidazioni avvenissero in modo “tempestivo ed adeguato” e non invece dopo anni, andando in questo modo a danneggiare i lavoratori sia in termini di diritto a ricevere il corretto importo sia in termini di ottenerlo entro tempi congrui. Dunque cosa fare per non perdere quanto spetta di diritto?
Per fortuna per i pensionati l’alternativa c’è: dallo scorso Febbraio 2023, infatti, non solo le banche bensì anche l’INPS può ancipare le liquidazioni del TFS ai lavoratori pubblici e statali in pensione. Inoltre, può farlo applicando un tasso di interesse agevolato all’1% e con l’ulteriore vantaggio dell’applicazione dello 0,5% forfettario applicato alle spese.
In generale, tuttavia, il principio – che è a tutti gli effetti un vero e proprio indirizzo – espresso dalla Corte di Cassazione è che la liquidazione dell’importo totale del TFR e del TFS di cui gli statali hanno diritto avvenga non in qualche anno – ad oggi i casi peggiori ne contano addirittura 6 – bensì in qualche mese. Per questo motivo si attende che la sentenza venga covertita in legge, in modo da garantire ai lavoratori la certezza di tempi congrui, qualsiasi sia l’importo da ottenere.
Attualmente, infatti, in base alla convenzione in vigore con l’Associazione Bancaria Italiana, solo gli importi fino ai 45 mila Euro non rischiano lungaggini eccessive per l’erogazione. Tuttavia, mentre fino a solo pochi mesi fa il tasso su questi applicato era dello 0,40%, ora si aggira a quota 5%: per questo motivo urge celerità, al fine di scampare il rischio di un esoso aumento dei costi a discapito dei lavoratori.