Situazione sbloccata per quanto riguarda l’Assegno di Inclusione. Arriva un importante beneficio per tutti gli italiani: di cosa si tratta.
Con il recente passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione, molti si chiedono se sia possibile combinare la percezione del sussidio con un’attività lavorativa. Il cambiamento normativo ha lo scopo di evitare che i beneficiari del sussidio restino inattivi e non cerchino opportunità lavorative. Del resto l’Assegno di Inclusione, introdotto per rispondere alle critiche mosse al Reddito di Cittadinanza, permette di integrare il reddito con un lavoro eppure ci sono delle regole da seguire.
Questo beneficio è stato creato per sostenere le famiglie e le persone in situazioni di fragilità economica e sociale. La misura si rivolge a individui con meno di 18 anni, oltre 60 anni, invalidi e a coloro che sono coinvolti in carichi di cura o seguiti dai servizi sociali o sanitari. A differenza del Reddito di Cittadinanza, l’Assegno di Inclusione non è pensato per promuovere l’inattività, bensì per incentivare l’inclusione lavorativa. Ora è possibile combinare il sussidio con il lavoro, vediamo come.
Assegno di Inclusione, potrai riceverlo lavorando: attenzione alle regole
L’Assegno di Inclusione offre un sostegno economico a famiglie e individui in difficoltà, con un focus particolare su persone vulnerabili come anziani, invalidi e coloro che hanno carichi di cura. A differenza del Reddito di Cittadinanza, che era spesso criticato da tutti per “incentivare” la disoccupazione, l’Assegno di Inclusione mira a integrare il reddito senza impedire l’inserimento lavorativo. Sebbene il sussidio sia principalmente destinato a persone in condizioni di fragilità, non preclude la possibilità di lavorare. Allo stesso tempo bisogna osservare diverse regole però.
Questo consente di combinare il sussidio con un’attività lavorativa, ma ci sono limiti specifici da osservare. In particolare, il reddito derivante dal lavoro non deve superare i 3.000 euro lordi annuali. Questo limite vale sia per lavoro subordinato che per attività autonome, professionali o imprenditoriali. Quando si inizia una nuova attività lavorativa è obbligatorio informare l’INPS entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
La comunicazione deve avvenire tramite il modello Adi.Com, indicando i redditi presunti. Per mantenere il sussidio è essenziale rispettare i requisiti di reddito e ISEE. L’ISEE non deve superare i 9.360 euro annui e deve includere tutto il nucleo familiare. Inoltre, il reddito familiare non deve superare 6.000 euro per il singolo, moltiplicato per la scala di equivalenza in base alla composizione del nucleo. Per i beneficiari oltre i 67 anni, la soglia reddituale è di 7.560 euro per il singolo.
È cruciale rispettare le condizioni di reddito e comunicare qualsiasi variazione all’INPS. L’omissione di tale comunicazione può portare alla sospensione del sussidio dopo 90 giorni di ritardo. Solo la parte del reddito che eccede i 3.000 euro incide sul beneficio, e tale reddito aggiuntivo sarà considerato nel calcolo dell’ISEE. Se il reddito totale del nucleo familiare supera la soglia stabilita, ciò può influire sull’importo dell’Assegno di Inclusione.