Vi sono dei requisiti da rispettare per ricevere completamente l’assegno di invalidità. Ecco, invece, quando viene decurtato.
Le riduzioni degli assegni di invalidità possono essere una vera e propria mannaia sulla testa di chi dovrebbe e vorrebbe ricevere questa forma di sostegno sociale. Vi sono dei requisiti da dover ottemperare, altrimenti si rischia di perderlo. E il danno si scopre quando è troppo tardi.
In primo luogo, la riduzione degli assegni di invalidità potrebbe avere un impatto significativo sulle persone con disabilità, che già lottano per far fronte alle spese quotidiane. Molte di queste dipendono interamente da tali sussidi per sostenere se stesse e le proprie famiglie. Una diminuzione del supporto in questione potrebbe portare a gravi difficoltà finanziarie, compromettendo l’accesso a cure mediche, farmaci e altre necessità di base.
Inoltre, vi è il timore che la riduzione degli assegni di invalidità possa contribuire a un aumento delle disuguaglianze sociali. Le persone con disabilità già affrontano sfide significative nell’accesso all’istruzione, all’occupazione e ai servizi pubblici. Una diminuzione dei fondi disponibili potrebbe esacerbare ulteriormente tali disparità, rendendo più difficile la piena integrazione nella società.
Come detto, vi sono dei requisiti che chi riceve questa forma di sostentamento deve rispettare. Altrimenti il rischio concreto è quello di perdere il sussidio. Andiamo a vedere, allora, quali sono i casi in cui viene eliminato l’assegno di invalidità o, comunque, se ne subisce una riduzione.
In primis, dobbiamo sfatare un mito: si può percepire l’assegno di invalidità anche se si lavora. Sebbene, evidentemente, si avrà un importo ridotto. In particolare per i redditi compresi tra 31.127,72 euro e 38.909,65 euro l’importo viene diminuito del 25%; mentre per i redditi superiori a 38.909,65 euro questo è ridotto del 50%. Va comunque detto che tali parametri subiscono continui aggiornamenti alla luce di rivalutazione e inflazione.
Un altro fattore da conoscere è il taglio dell’assegno di invalidità, che varia a seconda del fatto che si svolga o meno lavoro autonomo o dipendente. Nello specifico, per chi svolge attività di lavoro autonomo c’è una trattenuta del 30% della quota eccedente il trattamento minimo, ma non superiore al 30% del reddito prodotto. Infine, per chi svolge attività di lavoro dipendente, la trattenuta sale ed è del 50% della quota di assegno eccedente il trattamento minimo, ma entro l’importo dei redditi da lavoro percepiti.