A gennaio le pensioni aumentano per effetto dell’indicizzazione, ma parliamo di netto o di lordo? Ecco le cifre reali.
Con l’arrivo di dicembre 2023 e gennaio 2024 saranno in molti i pensionati che potranno beneficiare di aumenti sul cedolino. A parte la tredicesima, si tratta di incrementi legati all’indicizzazione, ovvero al tasso di rivalutazione legato ai dati sull’inflazione raccolti dall’Istat. E che si tradurranno, in questo caso, in decine o addirittura centinaia di euro in più sulla pensione.
Quello che però in molti si domandano è se a seguito dell’aumento perequativo del trattamento pensionistico si debba considerare l’Irpef al netto o al lordo per stabilire in quale scaglione si vada a ricadere nel 2024.
Ricordiamo infatti che è previsto l’accorpamento dei quattro scaglioni in tre macro gruppi, il primo dei quali comprenderà le fasce fino a 15mila e tra 15 e 28mila euro. Se prima erano differenziati ed era prevista l’applicazione di due aliquote distinte del 23 e del 25%, dal prossimo anno si prevede una sola aliquota del 23% per tutti.
Entrando nel merito del quesito, l’Irpef è rappresentato dalla pensione (o dalla somma di trattamenti) lorda. Pertanto bisogna anzitutto tenere presente il fatto che gli scaglioni Irpef saranno solo tre, ma che questo è valido solo per il 2024, almeno per il momento. In ogni caso si tratta di un vantaggio perché la tassazione fino a 28mila euro risulterà inferiore in termini assoluti.
Dall’altro ricordarsi che dopo l’applicazione della perequazione automatica che andrà ad aumentare l’imponibile, occorrerà tenere come riferimento la pensione lorda di un anno per verificare in qualche scaglione si andrà a ricadere nel 2024. In molti casi dunque da un lato l’imponibile fiscale andrà ad aumentare e dall’altro andrà a diminuire l’aliquota Irpef.
Inoltre occorre tenere presente un altro dettaglio legato al meccanismo della tassazione Irpef: le aliquote vengono applicate in maniera progressiva solo sulla parte di reddito ‘eccedente‘ rispetto allo scaglione inferiore. Pertanto si calcolerà il 23% fino ai 28mila euro mentre l’aliquota del 35% verrà applicata solo a quell’importo e fino a 50mila euro, dopodichè si passerà al 43%. Anche nel caso in cui si percepiscano due pensioni dunque, occorrerà sommare i redditi lordi (pertanto andranno sommate anche altre eventuali entrate) per verificare in quale scaglione si vada a ricadere.
Nel caso della rivalutazione invece si fa riferimento al cumulo perequativo pertanto tutte le pensioni verranno considerate come un unico trattamento. Se sommando i trattamenti si resta al di sotto delle quattro volte il minimo la rivalutazione sarà piena in base all’indice stabilito che per gennaio 2024 sarà del 5,4%.