Andare in pensione diventa sempre più difficile, ma con le regole attuali c’è qualche speranza di lasciare il lavoro con 20 anni di contributi.
Il sistema pensionistico in Italia ha funzionato per decenni, ma ora sta collassando su se stesso. Non ci sono mai abbastanza soldi e i giovani – lavorando saltuariamente – non riescono a versare abbastanza contributi, non solo per sé ma nemmeno per le pensioni attuali.
Le famose “risorse” che avrebbero dovuto colmare questo gap sono diventate un concetto fantasma e adesso gli italiani fanno i conti con i tagli sempre più congrui dell’assegno pensionistico e con l’aumento dell’età prevista per lasciare il mondo del lavoro.
Chi ha lavorato molti anni e desidera andare in quiescenza per riposarsi, e meritatamente, può trovarsi di fronte a grosse difficoltà. Oggi si può lasciare il lavoro a 67 anni con 20 di contributi, ma solo se si rientra in determinati requisiti. Più precisamente, se il cittadino ha versato i contributi prima del 1 gennaio 1996; oppure entro il 1 gennaio 2011 se il lavoratore ha raggiunto 18 anni di contributi non più tardi del 31 dicembre 1995.
Se invece il lavoratore ha raggiunto l’età di 67 anni e 20 di contributi, ma cominciati a versare dopo il 1 gennaio 1996, può comunque andare in pensione. Tuttavia, solo se l’importo spettante arriva a superare di 1,5 volte l’assegno sociale, che ad oggi è di 702 euro. Nel caso in cui non si raggiunge questo importo, il lavoratore dovrà aspettare di aver compiuto 71 anni.
Inoltre c’è da considerare che, anche maturando i requisiti sopra descritti, il lavoratore andrà in pensione con un assegno pari al 40% della sua retribuzione degli ultimi anni, dunque con una prestazione che potrebbe essere davvero bassa. Esistono poi delle casistiche particolari, in cui il cittadino può andare in pensione con soli 20 anni di contributi e anche con un’età di 61 anni (per le donne questa scende a 56 anni), ma i soggetti devono essere in una condizione di disabilità grave, con almeno l’80% di invalidità riconosciuta dall’INPS.
Il pensionamento anticipato a 64 anni di età è invece possibile per il lavoratore che ha versato contributi a partire dal 1 gennaio 1996. Solo se, però, l’assegno pensionistico arriva ad essere almeno 2,8 volte quello sociale. Infine, di recente sono state istituite la Quota 100 e la Quota 102; per la prima era necessario aver maturato 38 anni di contributi e avere un’età di almeno 62 anni. Per la seconda, si può andare in pensione a 64 anni ma bisogna aver versato 38 anni di contributi.