Ultimi sviluppi sulla crisi Beko, arriva una proposta per provare a salvare lo stabilimento di Comunanza. Tutti gli aggiornamenti.
Forse non è detta ancora la parola fine per le sorti dello stabilimento Beko di Comunanza, per il quale la multinazionale turca degli elettrodomestici aveva annunciato lo scorso novembre la chiusura a fine 2025, insieme a quello di Siena, oltre alla riduzione del personale nelle altre sedi in Italia, tra cui quella di Fabriano.
Potrebbe aprirsi uno spiraglio per mantenere aperta la fabbrica di Comunanza e la proposta viene proprio dall’azienda dopo il nulla di fatto nell’incontro con il governo e le parti sociali a Roma, nella sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – MIMIT dello scorso 10 dicembre.
La Beko Europe aveva mantenuto fermo il suo piano industriale di tagli e chiusure. Ora, però, sembra disposta ad offrire un’alternativa, per poter continuare a dialogare con le istituzioni,
L’azienda turca ha fatto sapere di essere disposta ad impegnarsi affinché lo stabilimento di Comunanza eviti la chiusura definitiva, con il licenziamento collettivo di 320 lavoratori e conseguenze pesantissime per tutto il territorio. Già il governo aveva sollecitato Beko a presentare un vero piano industriale per investimenti in Italia, nel nuovo incontro già annunciato per il prossimo gennaio. La proposta dell’azienda potrebbe andare in questa direzione, anche se nulla è certo e le trattative saranno molto complicate. Ma in che cosa consiste questa nuova iniziativa di Beko Europe? Maurizio David Sberna, direttore delle relazioni esterne di Beko, ha fatto sapere che la multinazionale è disposta a nominare “un advisor, una società specializzata in reindustrializzazione e ristrutturazione di questo tipo di siti industriali per trovare, auspicabilmente entro il 31 dicembre 2025, un soggetto che dia continuità alla vocazione industriale del sito“. Il riferimento è allo stabilimento di Comunanza.
Dunque non sarà la stessa Beko a continuare l’attività produttiva nello stabilimento della provincia di Ascoli Piceno, dove si producono lavatrici e lavasciuga, ma sarà un altro soggetto, un’altra azienda interessata allo stabilimento che dovrà essere trovata dalla società advisor incaricata da Beko.
Si tratta di un passo avanti per salvaguardare il sito produttivo e almeno una parte dei posti di lavoro ma anche di una prospettiva che per il momento ha poco di concreto. Insomma, è tutto da vedere come la fabbrica di Comunanza potrà essere salvata, da chi e soprattutto come.
Mentre Beko Europe resta ferma sulle proprie posizioni, sul piano di chiusure di stabilimenti e tagli ai posti di lavoro già annunciati. Nel frattempo, c’è grande attesa per il prossimo incontro al MIMIT, che si terrà a fine gennaio 2025. In quell’occasione l’azienda dovrebbe presentare un piano industriale, come richiesto dal ministro Alfonso Urso.
Parallelamente al negoziato a livello governativo, Beko Europe sembra intenzionata a portare avanti trattative a livello locale, come nelle Marche con i vertici della Regione, per le questioni della chiusura dello stabilimento di Comunanza e dei tagli al personale alla sede di Fabriano. In questa ottica rientrerebbe la proposta di Beko di nominare una società specializzata per evitare la chiusura della fabbrica di Comunanza e rendere possibile una sua riconversione industriale.
Nel frattempo, sulla vicenda Beko è intervenuta anche la segretaria del PD Elly Schlein, che ha sollecitato il governo a mettere in atto iniziative concrete.