Buone notizie sulla vertenza Beko, è stato raggiunto l’accordo al Ministero: nessuna chiusura di stabilimenti ed esuberi ridotti. Le ultime notizie.
Dopo mesi di preoccupazioni e incertezze, finalmente è stata trovata una soluzione alla crisi di Beko, la multinazionale turca degli elettrodomestici che lo scorso novembre aveva annunciato la chiusura di stabilimenti e licenziamenti collettivi in Italia.

Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la mediazione del ministro Adolfo Urso, è stato raggiunto l’accordo tra i vertici di Beko e i sindacati dei lavoratori. L’azienda non chiuderà più i suoi stabilimenti in Italia e non procederà con i licenziamenti collettivi. Lo scorso novembre era stato annunciato il taglio di quasi 2mila lavoratori.
Per i sindacati e i lavoratori è un sospiro di sollievo. Di seguito scopriamo in dettaglio in cosa consiste l’accordo che conclude la vertenza Beko.
Crisi Beko, raggiunto l’accordo al Ministero: nessuna chiusura di stabilimenti ed esuberi ridotti
L’intesa è arrivata nella notte tra martedì 8 e mercoledì 9 aprile. Dopo una lunga trattativa di dodici ore, le parti sociali sono riuscite a raggiungere un accordo sulla soluzione della crisi di Beko, la multinazionale turca degli elettrodomestici che un anno fa era subentrata a Whirpool ma che pochi mesi dopo, a novembre, aveva annunciato lo stato di crisi con la chiusura di due stabilimenti in Italia, quelli di Comunanza e Siena, e il licenziamento di quasi 2mila lavoratori.
Dopo gli scioperi e le proteste di lavoratori e sindacati, con la richiesta di presentazione di un nuovo piano industriale, e la mediazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, azienda e sindacati hanno trovato un punto di incontro.

Beko ha annunciato un nuovo piano industriale di 300 milioni di euro, che eviterà la chiusura degli stabilimenti e i licenziamenti collettivi in tutta Italia, con una riduzione del numero degli esuberi.
In realtà, la chiusura dello stabilimento di Comunanza era stata già ritirata nei mesi scorsi, pur prevedendo dei tagli al personale. Era la sede di Siena, che impiega 299 lavoratori, a rischio. Mentre nelle sedi di Fabriano erano stati annunciati pesanti tagli del personale, operaio e soprattutto impiegatizio.
Ora, gli scenari peggiori sono stati scongiurati. Lo stabilimento di Siena sarà acquistato da Invitalia con il Comune e sarà avviato subito il processo di reindustrializzazione.
Mentre per gli stabilimenti marchigiani, fa sapere in una nota la deputata sambenedettese Lucia Albano, di FdI, sottosegretaria all’Economia e Finanze, saranno stanziati investimenti per oltre 80 milioni di euro. In particolare, nello stabilimento di Comunanza, annuncia Albano, saranno investiti 15 milioni di euro per l’avvio di una nuova linea di produzione. Mentre a Fabriano è stato confermato il mantenimento del centro di ricerca sull’elettronica.
Inoltre, “gli esuberi inizialmente previsti sono stati ridotti di oltre la metà – spiega sempre Albano – e saranno gestiti attraverso uscite volontarie e incentivate, con l’attivazione di ammortizzatori sociali in deroga, evitando i licenziamenti collettivi”.
“Si conclude così una trattativa complessa, con un accordo che, pur nelle difficoltà, preserva l’occupazione e il sistema produttivo del territorio. Un risultato ottenuto grazie alla determinazione del Ministro Urso e del sottosegretario Bergamotto, e alla collaborazione tra tutti i livelli istituzionali”, dichiara Albano.
La bozza di accordo preliminare tra azienda e sindacati sarà sottoposta al voto dei lavoratori.