Cosa succede se si riceve il Bonus mamma e si ha un ISEE troppo alto? Scopriamo quanto si perde sull’importo dell’Assegno Unico con un esempio molto pratico.
Per tutte le donne che hanno intenzione di chiedere il Bonus mamme lavoratrici, ecco cosa c’è da sapere nel dettaglio. L’ISEE, infatti, potrebbe diventare troppo alto e cambiare l’importo dell’Assegno Unico. Di seguito, un esempio pratico per capire meglio cosa avviene.
Il Bonus mamma è davvero utile per guadagnare soldi a fine mese? Vediamo cosa succede nel dettaglio e come modifica l’Assegno Unico. Il contributo pensato dal Governo per le mamme lavoratrici infatti non è semplice come si pensava, ma ha un effetto collaterale che può essere decisamente negativo.
Il Governo ha ideato una serie di misure economiche per poter sostenere la genitorialità. Una di queste è il Bonus mamme lavoratrici, che dovrebbe essere un sostegno per le donne che hanno figli e un’occupazione, ma che in realtà potrebbe finire per diventare una beffa. Con la Legge di Bilancio 2024, lo Stato ha voluto aiutare le mamme con la normativa in questione, tuttavia bisogna fare attenzione: si tratta di un esonero contributivo che comporta delle conseguenze.
In pratica, il Governo si assume il compito di pagare una quota contributiva altimetri a carico della lavoratrice. Si tratta del 9,19% fino ad un massimo di 3mila euro l’anno, ripartito su base mensile con un limite di 250 euro al mese. Si potrebbe, quindi, pensare che le lavoratrici guadagnano l’intera somma. In realtà, questo sgravio fa aumentare l’imponibile fiscale e di conseguenza Irpef.
Aumentano le tasse, ma non solo. L’innalzamento del reddito incide anche sull’ISEE, per cui di conseguenza porta alla riduzione di un importo dell’Assegno Unico. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, che cita una simulazione fatta da Fisac Cgil, ecco quanto si perde con un esempio pratico. Se una mamma lavoratrice ha 2 figli e uno stipendio lordo mensile di 2mila euro, a fronte di un esonero di 64 euro avrebbe un aumento in busta paga di 49 euro, dovendo pagarne 15 di Irpef.
Oltre a questo, si deve considerare la differenza che a fine anno porterebbe all’aumento del reddito e, quindi, dell’ISEE. Di conseguenza, alla mamma spetterebbe l’Assegno Unico, ma con un importo inferiore: le cifre, infatti, dipendono proprio dall’ISEE. Questo vuol dire che il Bonus Mamme lavoratrici non può essere una soluzione a lungo termine per incentivare le nascite e che, prima di accettarlo, bisogna fare bene i conti.