Una lettera al Premier Conte a firma del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
Nelle due pagine inviate al Primo Ministro, gli industriali chiedono una maggiore ponderazione: “le imprese sono a corto di liquidità, chiudere senza criteri ben calibrati può voler dire non riaprire più”.
Slitta, forse, a mercoledì 25 marzo la stesura del decreto. Palazzo Chigi accoglie i suggerimenti delle imprese e ripensa a quali cancelli di quali aziende chiudere fino al 3 aprile?
Cosa chiede Confindustria?
Chiede una “disposizione di carattere generale che consenta la prosecuzione di attività non espressamente incluse nella lista e che siano però funzionali alla continuità di quelle ritenute essenziali”.
Chiede una norma che “consenta la prosecuzione di quelle attività che non possono essere interrotte per ragioni tecniche: ad esempio quelle riguardanti gli impianti a ciclo continuo e a rischio incidente, il rischio è un pregiudizio alla funzionalità degli impianti”. Si chiede anche “la continuità delle attività strategiche per la produzione nazionale, non solo essenziali”.
Chiede di prevedere una “autocertificazione” per le imprese come “esigenza di prosecuzione” per quelle attività che non possono essere interrotte.
Chiede di “far salva” tutta la manutenzione finalizzata a mantenere in efficienza macchinari e impianti, come anche la vigilanza di attività e strutture oggetto del blocco.
Chiede di “sciogliere immediatamente il nodo del credito per evitare che questa situazione produca conseguenze irreversibili per le imprese e che gli imprenditori perdano la speranza nella futura prosecuzione delle attività”.
Gli industriali ricordano al Governo anche di “preservare le attività che fanno parte di filiere internazionali” e di “valutare i necessari provvedimenti per evitare impatti negativi sulle società quotate in Borsa”.
Conte farà prevalere l’emergenza economica su quella sanitaria e umana?