Andremo in pensione a 74 anni e con mille euro al mese se va bene: questo è il futuro che ci attende. Vediamo tutti i dettagli.
Le previsioni per il futuro non sono rosee, anzi. Stando agli ultimi calcoli, gran parte dei lavoratori dovranno continuare a timbrare il cartellino fino a 74 anni per poi trovarsi con un assegno previdenziale di circa mille euro al mese.
Se pensate che la legge Fornero abbia spostato troppo in avanti l’età pensionabile, sappiate che al peggio non c’è limite. Gran parte degli attuali 35enni non potranno andare in pensione neppure a 67 anni ma dovranno attendere almeno fino a 74. Non solo: si troveranno a fare i conti con assegni previdenziali sempre più bassi che raramente supereranno i mille euro al mese. La situazione è sempre più allarmante e se il Governo non interviene in fretta con un’adeguata riforma delle pensioni, il futuro sarà questo.
Pensioni: ecco cosa succederà
Il mondo delle pensioni ha subito due grandi svolte: la riforma Dini che ha segnato, nel 1995, il passaggio dal sistema di calcolo retributivo al sistema di calcolo contributivo; la riforma Fornero del 2011 che ha stabilito che per andare in pensione sia necessario avere almeno 67 anni. L’unione delle due riforme, però, può avere ripercussioni negative per milioni di giovani.
Il sistema contributivo puro, nel calcolare l’importo dell’assegno previdenziale, tiene conto unicamente dei contributi versati: pertanto chi lavora part-time o chi guadagna poco, avrà pochi contributi e, di conseguenza, un assegno basso. Ma la legge Fornero ha stabilito che, per poter andare in pensione a 67 anni, sia necessario non solo aver maturato almeno 20 anni di contributi ma anche aver maturato un assegno pari almeno a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale. L’importo di quest’ultimo cambia ogni anno poiché è soggetto a rivalutazione.
I giovani di oggi – la fascia fino ai 35 anni – hanno carriere discontinue, contratti atipici e stipendi bassi. Negli ultimi dieci anni – stando ai dati forniti dal Consiglio Nazionale dei Giovani – i contratti a tempo indeterminato sono passati dal 70,3% al 60,1% mentre i contratti atipici sono saliti dal 29,6% al 39,8%. Non solo: la maggior parte ha stipendi molto bassi, specialmente le donne che, ancora oggi, continuano a guadagnare meno dei colleghi uomini. Questo significa che, difficilmente, un giovane a 67 anni riuscirà ad aver maturato un assegno previdenziale sufficiente per poter andare in pensione. Secondo i calcoli chi oggi ha 35 anni o meno dovrà continuare a lavorare fino a 74 anni circa e poi si troverà con una pensione di mille euro al mese.
La soluzione? Una pensione di garanzia a tutela degli assegni più bassi, come da mesi chiedono i Sindacati al Governo. Metodo che in passato era già stato applicato ma che poi fu abbandonato perché comportava emorragie insostenibili per le casse dello Stato. Il Governo di Giorgia Meloni accetterà? Sulla riforma delle pensioni pendono ancora troppi punti interrogativi ma ciò che è certo è che ai giovani un futuro deve essere garantito.