Scontro sull’oliva ascolana: l’annosa questione tra agricoltori e industriali finisce davanti al governo. Ecco che cosa è successo.
Da tempo è in atto uno scontro tra agricoltori e industriali ascolani sulla denominazione di origine protetta dell’oliva ascolana. Di recente, tuttavia, la questione si è inasprita, tanto da essere portata all’attenzione del Governo.
Lo scontro sull’oliva ascolana tra produttori artigianali e industriali riguarda la materia prima con cui sono realizzate le famosissime e golose olive fritte ripiene di carne. Il disciplinare della denominazione di origine protetta (Dop) vorrebbe che siano chiamate con il nome di olive all’ascolana, ripiene di carne, impanate e fritte, solo quelle preparate con olive verdi tenere del territorio ascolano.
Una richiesta su cui puntano gli agricoltori e le loro associazioni ma che non piace agli industriali. Il motivo è presto spiegato.
Recentemente, il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’Oliva Ascolana DOP ha scritto una lettera, indirizzata al Governo e firmata da Copagri, CIA, Confagricoltura e Coldiretti, in cui si chiede una maggiore tutela del Disciplinare che con la Dop certifica la vera oliva all’ascolana. Il Consorzio ha preso questa iniziativa a seguito dei controlli effettuati dai Carabinieri Forestali presso alcuni produttori di olive all’ascolana, dai quali era emerso che nella produzione di olive ascolane non veniva rispettato il Disciplinare della Denominazione di origine protetta. La lettera è stata portata in Commissione agricoltura dall’onorevole Mirko Carloni, mentre il sottosegretario Luigi D’Eramo ha promesso che il Governo avrebbe rivisto le modalità di controllo sulla produzione di olive ascolane.
Una iniziativa che, però, non è piaciuta agli industriali, che da anni lamentano l’impossibilità di produrre grandi quantità di olive all’ascolana, per il mercato interno e internazionale, con le sole olive verdi tenere ascolane. Queste ultime sono troppo poche per soddisfare le richieste della produzione industriale ma per gli agricoltori e i produttori artigianali solo le olive ripiene fritte o da friggere preparate con le olive verdi coltivate nell’ascolano possono essere chiamate olive all’ascolana, secondo il marchio Dop.
Gli industriali, invece, utilizzano anche le olive verdi provenienti da Grecia e Turchia, per preparare le olive ascolane industriali e insistono perché anche queste siano chiamate olive all’ascolana. Non rispettando il Disciplinare del marchio Dop, tuttavia, non potrebbero chiamarsi olive ascolane o all’ascolana. Il nome corretto da utilizzare dovrebbe essere “olive ripiene da friggere“. È chiaro, però, che da un punto di vista commerciale non è un nome attrattivo, soprattutto per i mercati esteri.
Come risolvere la questione? Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’Oliva Ascolana DOP chiede un intervento della Regione, con finanziamenti per aumentare le coltivazioni di piante di oliva tenera ascolana. Anche questo, però, potrebbe non bastare. L’oliva all’ascolana è diventata sempre più popolare e richiesta in tutto il mondo e dunque la produzione su larga scala richiede l’impiego anche di olive verdi importate.
Gli agricoltori, comunque, mantengono fermo il punto che solo le olive ripiene da friggere preparate con olive verdi tenere del territorio ascolano possono chiamarsi olive all’ascolana. Inoltre, sottolineano che anche le carni e i formaggi usati per l’impasto dovrebbero essere tracciabili.