Via libera per la pace contributiva con buone notizie per tantissime persone: in questo modo si possono aggiungere 5 anni.
Dalla Legge di bilancio 2024 è arrivata una buonissima notizia per tanti lavoratori, ora diventata realtà. Con la circolare n. 69 del 29 maggio 2024, l’Inps ha di fatto dato ufficialmente il via alla pace contributiva, ovvero quella misura che permette di riscattare ai fini pensionistici i periodi privi di contributi previdenziali.
Per il biennio dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025, per i lavoratori che rientrano nel sistema contributivo, sarà possibile riscattare ogni periodo di vuoto contributivo (dovuto alla perdita di lavoro o al termine di un periodo di disoccupazione) collocato nello spazio temporale dal’1 gennaio 1996 e fino al 31 dicembre 2023.
Decisamente un aiuto concreto per tanti lavoratori che, altrimenti, avrebbero grandi difficoltà in termine di pensione; ecco cosa può rientrare nei cinque anni da riscattare e cosa serve per farlo, moltissimi lavoratori vedono già la misura come un’ancora di salvataggio.
Attraverso la misura della pace contributiva è possibile, per tanti lavoratori, riscattare fino ad un massimo di cinque anni per la pensione, aumentando il montante contributivo e spesso anche direttamente anticipando l’uscita dal mondo del lavoro. Dopo l’introduzione nel 2019 e la proroga nel 2020 e nel 2021, ora la nuova Legge di Bilancio 2024 ha confermato questa misura anche per il bienni in corso.
I periodi riscattabili da parte dei dipendenti iscritti a una delle casse previdenziali obbligatorie (siano questi dipendenti, autonomi e liberi professionisti, purché rientrino nel sistema contributivo) non devono risultare in alcun modo coperti da un altro tipo di contribuzione e, gli anni, possono essere complessivamente non più di 5. I contributi riscattabili, invece, possono essere riferiti anche a periodi non continuativi.
Nel riscatto rientrano anche periodi di aspettativa, congedo matrimoniale e parentale, periodo di inoccupazione o servizio militare obbligatorio e va effettuato mediante il pagamento di un onere calcolato in base all’età anagrafica del richiedente al momento della presentazione della domanda, oltre che in base all’ammontare del reddito medio degli ultimi anni. In molti potrebbero optare anche per un semplice riscatto parziale, magari ottenendo quegli anni di contributi (non necessariamente 5) che mancano per poter andare in pensione; una buona soluzione che, sicuramente, fa felici in molti.