Spesso andare in pensione prima significa subire pesanti tagli sull’assegno mensile. Ma c’è un modo per non perdere nemmeno un centesimo.
Pensione anticipata e assegno previdenziale senza tagli: il binomio sembra inconciliabile ma, invece, c’è un modo per riuscire a smettere di lavorare con qualche anno di anticipo e non subire alcun tipo di decurtazione sulla prestazione.
Andare in pensione prima rispetto a quanto stabilito dalla legge Fornero è il sogno della maggior parte dei cittadini. Restare a lavorare fino a 67 anni, infatti, sembra troppo per chiunque e, soprattutto, non favorisce il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro.
Senza contare che, in base ai requisiti richiesti dalla legge Fornero, talvolta non è possibile accedere alla pensione nemmeno dopo aver spento 67 candeline sulla torta di compleanno. Infatti, stando alla vigente normativa in vigore, per andare lasciare il mondo del lavoro, oltre ad aver compiuto 67 anni, è necessario avere almeno 20 anni di contributi e aver maturato un assegno previdenziale d’importo pari o superiore a quello dell’assegno sociale.
Esistono diverse misure di prepensionamento, ma alcune si rivolgono solo a platee molto ristrette come, ad esempio, Ape sociale e Opzione Donna. Mentre altre, come Quota 103, comportano pesanti tagli sull’assegno pensionistico. C’è, tuttavia, un modo per lasciare prima il lavoro e non subire decurtazioni.
Andare in pensione anticipatamente, spesso, può voler dire accontentarsi di un assegno previdenziale molto più basso rispetto a quello che ci si sarebbe attesi. Esiste, però, un modo per smettere prima di lavorare e non perdere nemmeno un centesimo della propria pensione. Vediamo tutto nei dettagli.
Come anticipato, in Italia ci sono diverse misure di prepensionamento ancora in vigore. Una di quelle riconfermate per il 2024 dal Governo di Giorgia Meloni è Quota 103. Essa ha il vantaggio di rivolgersi a tutte le categorie di lavoratori. Per accedere alla pensione anticipata tramite tale misura è necessario avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Tuttavia, a partire da quest’anno, Quota 103 non è più molto vantaggiosa, in quanto l’assegno pensionistico di coloro che la sceglieranno verrà interamente ricalcolato con il sistema contributivo e, in ogni caso, non potrà mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps. Secondo le stime, in media, chi lascia il lavoro con Quota 103 nel 2024 perde circa il 20% della sua pensione ogni mese.
Che fare, allora, per uscire prima dal mondo del lavoro senza subire tagli sull’assegno? A parità di contributi, si può optare per Quota 41. Con questa misura non è neppure necessario attendere di compiere 62 anni: si può accedere alla pensione a qualsiasi età, purché il requisito contributivo sia pari almeno a 41 anni. Chi lascia il lavoro con Quota 41 non subisce nessun taglio e riceve la sua pensione per intero.
Non è tutto qui, però. La misura richiede che almeno un anno di contribuzione sia stato versato prima di aver compiuto 19 anni e deve trattarsi di contributi effettivi, non figurativi. Inoltre, a differenza di Quota 103, essa non si rivolge a tutti ma solo alle seguenti categorie: lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%, disoccupati, addetti a lavori usuranti o gravosi.