La pensione nel 2025? Sarà un traguardo lontano per tanti lavoratori. L’età pensionabile aumenterà e il prepensionamento diventerà più difficile.
Chi può deve approfittare subito degli scivoli pensionistici perché è impossibile sapere cosa riserva il futuro. Le previsioni sono alquanto pessimistiche, di conseguenza chi ha dubbi deve risolverli al più presto.
La pensione, croce e delizia per i lavoratori. C’è chi vorrebbe raggiungerla il prima possibile ma è spaventato all’idea di dover vivere con un assegno di basso importo. In altri casi non si raggiungono i requisiti richiesti o non si trovano scivoli dedicati da poter sfruttare.
Nel 2024 le misure di pensionamento anticipato sono Quota 103 – resa meno conveniente dall’introduzione del sistema di calcolo contributivo e dall’allungamento delle finestre di decorrenza – l’APE Sociale, Opzione Donna, la pensione per i contributivi puri (64 anni di età e assegno di minimo tre volte il trattamento minimo).
Poi c’è la pensione per i precoci dedicata a chi ha maturato un anno di contributi prima dei 19 anni di età e la pensione anticipata ordinaria. Le possibilità, dunque, sono diverse. Chi può approfittarne deve ragionare bene sul da farsi. Aspettare potrebbe significare ritardare notevolmente l’uscita dal mondo del lavoro. Non sappiamo, infatti, quali sono le prospettive future.
L’età pensionabile è destinata a crescere adeguandosi alla speranza di vita. Al momento nessuna modifica è stata apportata alla pensione di vecchiaia né agli altri scivoli strutturali perché la pandemia ha frenato l’incremento di quest’ultima. Ma ciò non durerà per sempre. A breve l’accesso alla pensione verrà spostato in avanti per il meccanismo di adeguamento su base biennale, che non può superare i tre mesi rispetto ai parametri precedenti.
Fino a fine 2026 la pensione di vecchiaia resterà raggiungibile a 67 anni di età con 20 anni di contributi. La pensione anticipata ordinaria continuerà a prevedere 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) e la pensione contributiva i 64 anni di età con 20 di contribuzione.
Come accennato, i contributivi puri dovranno avere una pensione di minimo tre volte l’assegno sociale per poter lasciare il mondo del lavoro (2,8 per le lavoratrici con un figlio e 2,6 volte per le lavoratrici con due o più figli). Dato che l’assegno sociale è soggetto a rivalutazione annuale, l’importo da raggiungere sarà più alto rispetto l’anno precedente e proibitivo per tanti lavoratori. Gli stipendi, infatti, non subiscono lo stesso incremento.