Presentare un permesso 104 con autorizzazione scaduta al proprio datore di lavoro, può rivelarsi una pratica particolarmente rischiosa.
Quando si parla di Legge 104, ci si riferisce all’insieme di normative e disposizioni che riguardano l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone diversamente abili. Entrata in vigore nel febbraio 1992, all’articolo 33 della normativa, la Legge 104 riconosce le agevolazioni ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai loro familiari.
I portatori gravi di handicap e i loro familiari possono godere, in ambito lavorativo, di una serie di agevolazioni speciali, come la possibilità di richiedere dei permessi retribuiti nella misura di tre giorni al mese. La normativa prevede, inoltre, che ai familiari dell’invalido venga riconosciuta la possibilità di scegliere la sede di lavoro più vicina a casa.
Per chi gode dei benefici previsti dalla Legge 104, i tre giorni di permessi retribuiti costituiscono uno degli strumenti maggiormente utilizzati e apprezzati. È fondamentale, tuttavia, nel momento della presentazione dei permessi, prestare particolare attenzione ad alcuni errori per evitare di incorrere in gravi sanzioni amministrative e ulteriori conseguenze.
Previa domanda all’INPS, i permessi 104 dei familiari possono essere fruiti con modalità diverse a seconda dell’età del soggetto disabile e del rapporto di parentela con quest’ultimo. In ogni caso, il ricorso ai permessi è riconosciuto ai genitori, al coniuge, al convivente di fatto e ai familiari entro il secondo grado di parentela con il soggetto portatore di handicap grave. A differenza di altre prestazioni a carico dell’INPS, per ottenere i permessi 104 non è sufficiente la domanda del lavoratore, la quale dovrà essere integrata con l‘autorizzazione rilasciata da parte dell’Istituto.
Nel caso in cui, per dimenticanza o noncuranza, il lavoratore fruisca di permessi 104 scaduti, quest’ultimo incorrerà in alcune spiacevoli conseguenze. Il datore di lavoro sarà tenuto a trattenere al lavoratore le somme ricevute a carico dell’INPS, a versare le somme in questione presso le casse dell’Istituto e a quantificare le ore e i giorni di permessi non spettanti, aggiungendo una casuale di assenza non giustificata.
In questi casi, il trattamento economico usufruito con i permessi scaduti, viene in seguito trattenuto nella busta paga del lavoratore per conto dello stesso Istituto. Il lavoratore può decidere, in alternativa, di versare le somme spettanti all’INPS tramite il pagamento di un bollettino F24 e dovrà giustificare i giorni di assenza da lavoro usufruendo delle proprie ferie.