I conti correnti sono sempre meno convenienti e qualcuno potrebbe decidere di mettere i soldi “sotto al materasso”, come un tempo.
Le banche, si sa, difficilmente fanno l’interesse del cliente; tra un imposta di bollo, una spesa di gestione e altro, il correntista spende a fine anno molti soldi, solamente per averli tenuti in deposito. La ritenuta fiscale sui conti è uno di questi “balzelli” che gravano sul guadagno ipotetico di chi decide di tenere del denaro in banca.
Spesso le persone ignorano quanto costi davvero avere un conto corrente, perché tra le entrate e le uscite generali non si accorgono delle perdite. Parliamo in genere di poche decine di euro (che possono salire esponenzialmente però) ma che nelle asse delle banche, moltiplicate per milioni di correntisti, sono un bel gruzzolo.
Cos’è la ritenuta fiscale sui conti correnti, ecco quanto ci costa lasciare dei risparmi in banca
Le banche applicano determinate condizioni ai clienti in base all’ammontare del deposito. Ad esempio, è prevista una ritenuta fiscale del 26% sugli interessi attivi generati dai depositi, ovvero dalle giacenze di denaro.
In pratica in questo caso la banca agisce come sostituto d’imposta, preleva autonomamente il 26% e lo versa allo Stato. Per fare un esempio pratico, il correntista che ha un tasso lordo del 2% sul deposito, intascherà di fatto l’1,48%.
- Ipotizzando un importo di 2 mila euro fermi per almeno un trimestre, il cliente teoricamente dovrebbe incassare 10 euro di interessi, ma di fatto ne avrà solamente 7,40, perché il 26% (2,60 euro) saranno trattenuti.
Oltre a questo, c’è da ricordare l’applicazione dell’imposta di bollo, che è una tassa obbligatoria per tutti. L’imposta viene fissata in un importo fisso che viene pagata dal correntista solitamente una volta all’anno. Salvo eccezioni si tratta della somma di 34.20 euro, e parliamo di eccezioni perché l’imposta è dovuta solamente se il saldo medio annuale è superiore ai 5 mila euro.
Però per le persone giuridiche l’imposta di bollo è di 100 euro all’anno, indipendentemente dal saldo medio annuale. Altre eccezioni possono essere rappresentate dalle banche che, nelle varie offerte, non fanno pagare l’imposta di bollo. Quindi un correntista può anche valutare di aprire un conto corrente nella banca che offre le condizioni più vantaggiose.
L’imposta di bollo potrebbe essere vista come una tassa patrimoniale, e in effetti è un onere non sempre apprezzato dai correntisti, che vorrebbero poter usufruire dei servizi di una banca senza spendere troppi soldi. Anche perché ormai avere un conto è praticamente obbligatorio.