Alcuni studi evidenziano determinati rischi legati all’uso di plastica nel microonde. Ecco che cosa è emerso e cosa sta accadendo
Il microonde è un elettrodomestico molto usato da milioni di persone di tutto il mondo. Siamo in un mondo che tende ad andare sempre più veloce, sempre di fretta, e a volte c’è poco tempo per cucinare.
Spesso per ragioni di lavoro o altro, il tempo si riduce drasticamente e conviene prepararsi dei cibi pronti in pochi minuti, magari da scaldare. Ed è qui che entra in scena il forno a microonde, rapido e veloce, che aiuta ad accorciare i tempi di cottura e a riscaldare gli alimenti. Addirittura, pare che sia talmente rapido da far risparmiare il 70% del tempo.
Ci sono anche altri vantaggi, oltre alla rapidità, che vengono dall’uso del microonde e hanno a che fare con la cottura. Di solito, infatti, il microonde consente una cottura senza grassi degli alimenti.
Gli alimenti, infatti, mentre si cuociono non si disidratano, e conservano aroma e sapore naturali. Nonostante la cottura sia molto rapida, non si disperdono le proprietà organolettiche dei cibi. Restano intatte vitamine, sali minerali, proteine derivanti da carne, pesce, uova.
Quando si usa il forno a microonde, può capitare che si usino dei contenitori per alimenti, prodotti in polipropilene e polietilene.
Il loro uso nel microonde è autorizzato in Usa e in Europa. Una ricerca apparsa su Environmental Science & Technology, è andata a fondo sulla quantità di micro e nanoplastiche rilasciate dai suddetti contenitori di plastica per cibi.
Dagli esiti, è emerso che quando si riscaldano cibi usando tali contenitori nel microonde, si sprigionano milioni di particelle di plastica negli alimenti contenuti al loro interno.
È emerso, soprattutto, che se si riscalda un alimento con uno di questi contenitori per un lasso di tempo di 3 minuti in un microonde da 1000 watt, ogni centimetro quadrato di plastica è in grado di sprigionare fino a 4,22 milioni di microplastiche e 2,11 miliardi di nanoplastiche. Il peggior materiale, secondo lo studio, per il rilascio di tali particelle, è quello in polietilene.
Secondo ulteriori studi, come quello degli scienziati della University of Nebraska Lincoln, è emerso che colture di cellule renali, se esposte a concentrazioni di microplastiche simili a quelle che sono venute fuori dalle ricerche, possono raggiungere un’alta percentuale di mortalità di cellule, pari al 77%.
Ergo, il rischio per la salute umana ci sarebbe. Nonostante ciò, c’è da dire che gli effetti specifici delle microplastiche sul corpo umano non sono state ancora chiarite a pieno. Questo perché finora non si è riusciti a individuare quanto delle microplastiche ingerite dall’uomo vada negli organi interni, e soprattutto che effetti si possano avere nel lungo periodo.