Alcuni sintomi di problemi intestinali possono indicare la possibilità di insorgenza del morbo di Parkinson. Scopriamo di più sulla correlazione.
Cervello e intestino sono connessi anche con riferimento al Parkinson. Lo afferma un nuovo studio.
La malattia di Parkinson è una sindrome extrapiramidale che si caratterizza per rigidità muscolare. Chi la manifesta presenta resistenza ai movimenti passivi, tremori durante lo stato di riposo che aumentano a causa dell’ansia e bradicinesia (difficoltà a iniziare e finire i movimenti).
Tra le malattie neurodegenerative il Parkinson è la seconda più diffusa dopo l’Alzheimer. La qualità della vita può essere migliorata grazie a nuovi farmaci ma le difficoltà per i pazienti sono comunque elevate. Al momento non è stata nemmeno accertata la causa della patologia. I medici sono concordi sull’origine multifattoriale e sull’influenza sia di componenti ambientali che genetiche.
Una cura vera e propria non esiste. Le terapie aiutano a controllare i sintomi ma non fermano il suo sviluppo. Bisogna puntare sulla prevenzione – vita attiva e stile alimentare benefico per il sistema nervoso – e sulla diagnosi precoce. Occorre, quindi, saper riconoscere i segnali precoci della malattia di Parkinson.
La correlazione tra problemi intestinali e Parkinson
Uno studio pubblicato sulla rivista Gut ha segnalato la correlazione tra problemi intestinali e malattia di Parkinson. Nello specifico stitichezza, difficoltà di deglutizione, intestino irritabile possono essere segnali precoci della sindrome.
La diagnosi precoce permetterebbe di iniziare tempestivamente un trattamento contro l’insorgenza del Parkinson. Significherebbe guadagnare anni con una qualità della vita migliore. Individuare la malattia prima che compaiano i sintomi neurologici sarebbe di fondamentale importanza essendo il Parkinson un disturbo cerebrale progressivo che peggiora nel tempo.
Lo studio ha raccolto dati a 24.624 persone con Parkinson per confrontarli con quelli di persone con Alzheimer, cervelli sani, emorragie cerebrali oppure coaguli. Ebbene i risultati hanno riportato come le persone con problemi intestinali (naturalmente non tutti i problemi gastrointestinali) avevano maggiore possibilità di sviluppare il Parkinson.
Lo studio è un passo in avanti ma saranno necessarie altre ricerche per permette ai medici di capire come sfruttare questo sapere. Potrebbe esserci un terzo fattore di rischio che collega problemi intestinali e Parkinson. Ciò che è certo – a detta dei ricercatori – è che il lavoro ha stabilito come l’intestino sia un bersaglio primario per cercare i biomarcatori del Parkison. Eventuali cambiamenti fisici potrebbero suggerire precocemente la possibilità di sviluppare la malattia. Si tratta di cambiamenti facilmente misurabili che potrebbero permettere un intervento tempestivo.